C'era un clima di nostalgia, da «vecchi amici», nella Diaoyutai State Guesthouse di Pechino, la residenza che la leadership comunista apre alle visite dei dignitari stranieri di prestigio. L'ex segretario di Stato Usa, il centenario Henry Kissinger, è stato accolto da Xi Jinping con gli onori di un capo di Stato, in omaggio al ruolo che svolse, 50 anni fa, nel reciproco riconoscimento tra Washington e Pechino, ma anche per lanciare un segnale all'Amministrazione Usa, in una fase in cui i rapporti sono particolarmente tesi, nonostante le visite del segretario di Stato Antony Blinken, della segretaria al Tesoro Janet Yellen e dell'inviato per il Clima John Kerry.
Cina e Usa «sono ancora una volta a un bivio» nelle relazioni e devono «prendere nuove decisioni» che possono risultare in legami stabili e «reciproco successo e prosperità», ha detto Xi. Presente anche il responsabile Esteri del Partito comunista, Wang Yi. Assente il ministro degli Esteri Qin Gang, scomparso da oltre tre settimane, si vocifera per uno scandalo sessuale. Molto probabilmente, si è trattato di parole simili a quelle che Kissinger si sentì rivolgere dalla leadership cinese, all'inizio degli anni '70 del secolo scorso, quando fece le sue prime visite a Pechino, in preparazione della storica visita di Richard Nixon del 1972. Xi aveva 19 anni, era un semplice membro della gioventù comunista, reduce dalle «purghe» che la sua famiglia aveva subito durante la Rivoluzione Culturale. Un ruolo «insostituibile», quello di Kissinger, «nel migliorare la reciproca comprensione tra i due Paesi», ha voluto rimarcare Xi. «La politica americana verso la Cina richiede la saggezza diplomatica di un Kissinger e il coraggio politico di un Nixon», il messaggio del leader cinese, che ha omesso di contestualizzare i momenti storici: 50 anni fa la Cina non ambiva al predominio economico e militare. Così come Xi ha omesso di ricordare che fu proprio Kissinger, allora consigliere per la Sicurezza nazionale di Nixon, a garantire all'allora leader di Taiwan, Chiang Ching-kuo, che gli Stati Uniti non avrebbero mai abbandonato l'isola alle mire di Pechino. Una promessa finora mantenuta, uno dei motivi di maggiore attrito tra le due superpotenze. Nella «visita privata», Kissinger ha incontrato anche il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, che ignora gli appelli della controparte americana, Lloyd Austin, per ristabilire i contatti tra i rispettivi apparati militari, per evitare pericolosi «malintesi» nello Stretto di Taiwan.
E a fine giornata, dal Washington Post arriva la notizia che hacker legati a Pechino hanno avuto accesso all'account e-mail dell'ambasciatore americano in Cina, Nicholas Burns. L'attacco avrebbe compromesso la posta elettronica di centinaia di persone nel governo americano, fra cui Daniel Kritenbrik, assistente del segretario di Stato nell'Asia dell'est
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