La commemorazione della strage di Bologna come teatro di rilanci ideologici. Ieri, nel capoluogo emiliano, si è svolta la manifestazione per ricordare i fatti del 2 agosto del 1980. La bomba neofascista che, nella stazione centrale, ha ucciso 85 persone, ferendone 200. Era l'Italia degli Anni di piombo, della violenza politica, di tanti innocenti morti ammazzati per furia ideologica o peggio. E anche di qualche mistero tuttora irrisolto. Ogni anno, Bologna commemora.
Il presidente delle Associazione dei famigliari delle vittime della strage, Paolo Bolognesi, è però riuscito a tirare in ballo l'attuale governo nel suo discorso. «Le radici di quell'attentato, come stanno confermando anche le ultime due sentenze d'appello nei processi verso Gilberto Cavallini e Paolo Bellini - ha dichiarato Bolognesi nel suo intervento - , affondano nella storia del postfascismo italiano, in quelle organizzazioni nate dal Movimento Sociale Italiano negli anni '50: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo». Difficile non attendersi una reazione. Per quanto poi da sinistra si siano detti stupiti. Reazione che è arrivata con le parole dirette della premier Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio aveva già, all'inizio della giornata, definito la strage come «uno degli eventi più drammatici della storia nazionale». E aveva già ricordato come le sentenze dei tribunali italiani attribuiscano la responsabilità di quel massacro «a esponenti di organizzazioni neofasciste». Dopo la presa di posizione di Bolognesi, la premier ha messo qualche puntino sulle i. «Sostenere che le radici di quell'attentato - ha fatto sapere Meloni - oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo, o che la riforma della giustizia varata da questo governo sia ispirata dai progetti della loggia massonica P2, è molto grave. Ed è pericoloso, anche per l'incolumità personale di chi, democraticamente eletto dai cittadini, cerca solo di fare del suo meglio per il bene di questa nazione». La presidente del Consiglio ha citato il passaggio sulla P2 perché, oltre a tirare in ballo l'esecutivo in carica, Bolognesi ha anche contestato le riforme del centrodestra, chiamando in causa la loggia massonica guidata da Licio Gelli. «Non può passare sotto silenzio il recente attacco alla magistratura italiana attraverso un rinnovato progetto che fu della loggia massonica P2 di separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti», ha dichiarato il presidente dell'Associazione delle vittime nel suo discorso. Il soccorso del Pd è stato tempestivo, come sempre in queste circostanze. Elly Schlein è entrata nel dibattito, accusando la leader di Fdi di «fare la vittima» e di attaccare Bolognesi, che ha controreplicato: «Vorrei ricordare a Meloni che le vittime siamo noi, non è lei». E ancora: «Non credo di aver detto delle follie, non li ho accusati di aver fatto la strage». Il capogruppo alla Camera di Fdi Tommaso Foti ha posto una domanda alla segretaria dem: «Dica se condivide Bolognesi». E anche il capogruppo di Fdi al Senato Lucio Malan ha detto la sua: «La sinistra usa una triste ricorrenza, che dovrebbe unire tutti nella più ferma condanna dell'uso della violenza, per tentare di creare divisioni e per attaccare il governo».
La destra insomma non ci sta e non asseconda chi ha deciso di trasformare un'occasione di cordoglio in una tribuna di propaganda anti-governativa.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, commemorando le vittime della strage, ha ricordato la «spietata strategia eversiva neofascista». Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha lanciato un monito teso tanto a non dimenticare quanto a «non abbassare mai la guardia».
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