Il 18 ottobre resterà un giorno fondamentale nella vita della mia famiglia. Non è la prima volta che i miei genitori vengono assolti o «archiviati». Era già accaduto in molte altre circostanze. Coppia perfetta fino al compimento dei sessantacinque anni, i miei genitori diventano dei pericolosi aspiranti gaglioffi quando io divento presidente del Consiglio dei ministri. Fino a quel momento tutto ok. Poi partono le indagini. E sono indagini a tappeto: a un certo punto sembra che la sconfitta del crimine in questo Paese passi dall'impellente necessità di indagare ovunque i genitori dell'ex premier.
E così si aprono e si chiudono ipotesi accusatorie da Cuneo a Genova, da Firenze a Roma.
Ancora qualcosa rimane in piedi. E serviranno ancora anni per uscire da tutto. Quando tutto sarà definito con l'ultimo pronunciamento della sentenza della Cassazione, il grande accusatore dei miei genitori, il pm Luca Turco, sarà già a godersi la pensione. Spero solo che i miei stiano ancora bene per vedere quel momento.
Quello che è accaduto il 18 ottobre è però davvero sconvolgente. L'assoluzione dei miei genitori in appello infatti cancella una condanna in primo grado che non stava né in cielo né in terra. In soldoni, i miei erano accusati di avere emesso due fatture false in concorso con un imprenditore con il quale avevano rapporti professionali. Il fatto non costituisce reato, ha sentenziato la Corte d'Appello, oltre tre anni dopo il primo grado di giudizio. Nel frattempo siamo venuti a conoscenza del fatto che la magistrata che rappresentava l'accusa durante il primo processo, Christine Von Borries, aveva aperto un altro fascicolo assieme all'immancabile Luca Turco accusando mio padre di aver compiuto con lo stesso imprenditore coimputato un altro reato, il traffico di influenze illecite. E, nell'indagare sui due, l'accusa aveva raccolto numerose prove, intercettazioni, sequestri che non sarebbero stati messi a disposizione della difesa nel processo sulle fatture false. È molto grave che un magistrato non metta a disposizione della difesa del materiale che potrebbe essere utile a dimostrare l'innocenza. Il codice penale all'articolo 358 esplicitamente sanziona l'omissione di atti di questo genere. La difesa dei miei genitori entrerà in possesso del materiale che sancisce in modo indiscutibile l'innocenza dei miei solo dopo che arriverà l'archiviazione per l'inesistente traffico di influenza. Con il conseguente deposito previsto dalla legge di tutto il materiale raccolto. E perché quel materiale non era stato depositato prima anche nell'altro processo? Non è una domanda retorica: è un punto di rilievo perché, se fosse stato depositato, l'innocenza dei miei sarebbe stata provata tre anni prima. Risparmiando dolore, spese, tensione. Ed evitando di stare sui media per anni con una condanna sul groppone.
Perché c'è il danno morale e c'è anche il danno politico. Quante trasmissioni hanno commentato la condanna dei miei genitori, quanti pensosi editoriali, quanti sorrisi sarcastici in tv, quanti titoli a effetto, quanti inviati dei talk che camminano per le strade di Rignano sull'Arno facendo interviste sui miei genitori evocandone le malefatte con una rilevanza mediatica che non si attribuisce nemmeno a due serial killer? E viceversa, quanto silenzio assordante, trafiletti microscopici, sguardi imbarazzati dopo l'assoluzione. Quello che più mi ha colpito è stato il silenzio di tanti amici del Pd con cui avevo fatto lunghi pezzi di strada assieme. Molti di loro sapevano perfettamente che quella verso i miei genitori era una ingiustizia.
Eppure neanche la notizia dell'assoluzione è stata sufficiente per un gesto umano. Non dico un comunicato stampa o un tweet, per carità, non sia mai che qualcuno possa pensare di essere ancora amico di Matteo Renzi. Ma almeno una telefonata umana, un sms affettuoso, un pensiero gentile. Purtroppo mi spiace dirlo questa catena di solidarietà è arrivata da larga parte della destra ma non dalla sinistra. E io mi domando cosa possa fermare una persona che è stata amica, che ha condiviso i momenti di gioia e di scoramento, che conosce benissimo il dolore che hanno vissuto due settantenni incensurati dal prendere il telefono e fare una chiamata.()Qualche esponente della maggioranza trova il coraggio di dire forti e chiare parole pesanti. Ad esempio Guido Crosetto, attuale ministro della Difesa, scrive: «Qualcuno ha chiesto scusa ai genitori di Matteo Renzi? Qualche giornale ha fatto mea culpa? Qualcuno dei magistrati ha spiegato perché si sono concentrati tanti sforzi e tante risorse economiche verso due cittadini che non erano certamente pericolosi criminali?». E naturalmente c'è Silvio Berlusconi. In molti romanzano sui miei rapporti politici con il Cavaliere. Ricordo spesso che Forza Italia ha votato la fiducia a tanti governi guidati da esponenti provenienti dal Pd a cominciare da Enrico Letta e in qualche caso anche da Paolo Gentiloni. Mai, dico mai, ha votato la fiducia a provvedimenti del mio governo. Ciò che è rimasto costante invece è il tratto umano, affettuoso e sincero, della vicinanza di Berlusconi nei momenti più difficili per me, quando le peripezie giudiziarie toccavano i miei. Perché devo ammetterlo: quando arrivano gli avvisi di garanzia a me, la mia prima reazione è sempre la voglia di reagire all'ingiustizia. Ma quando mettono in mezzo i tuoi genitori ti senti impotente e in qualche modo persino responsabile. Insomma: se avessi fatto un'altra vita, loro non li avrebbero mai toccati. E questo lo ammettono tutti, anche i miei più acerrimi nemici.
Nella sera dell'assoluzione la telefonata affettuosa di Berlusconi non mi sorprende, conoscendolo, ma mi rende felice perché arriva in un momento in cui il guazzabuglio di emozioni è più forte che mai.Pubblicato per Piemme da Mondadori Libri Spa, ©2022 Mondadori Libri S.p.A., Milano
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