L'affondo di Meloni: "I soliti noti preparano un governo tecnico". Migranti, sfida a Scholz

La premier: lo spread con Draghi era più alto ma "non vedevo titoli". A Malta trilaterale con Macron e von der Leyen. Patto per l'immigrazione in salita. "Berlino è solidale solo con i confini degli altri"

L'affondo di Meloni: "I soliti noti preparano un governo tecnico". Migranti, sfida a Scholz
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Quando è all'estero, Giorgia Meloni non ama trattare questioni di politica interna. E, solitamente, anche se viene riportata alle cose italiane dalle domande dei giornalisti cerca di sbrigarsela nel modo più rapido possibile, per evitare di distogliere l'attenzione dai dossier al centro del vertice internazionale di turno. Che a Malta - dove ieri si è riunito il decimo Med9, il summit dei nove Paesi del Mediterraneo - è il delicatissimo capitolo immigrazione. Eppure, appena uscita dal trilaterale con Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen, dopo aver illustrato la posizione italiana e rifilato un affondo alla Germania da far impallidire i due cannoni del '700 che presidiano l'ingresso dell'Auberge de Castille che ha appena ospitato l'incontro a tre, questa volta la premier non si sottrae. E punta il dito contro i «soliti noti» e «la sinistra» che «continuano a evocare governi tecnici», addirittura arrivando a «fare la lista dei ministri».

La scelta di Meloni non è casuale, visto che è già dalla mattina che diversi esponenti di Fratelli d'Italia sono intervenuti sul tema. Parte dallo spread, una «preoccupazione» che vede «soprattutto nei desideri di chi, come sempre, immagina che un governo democraticamente eletto, che fa il suo lavoro e che ha una maggioranza forte, debba andare a casa». È vero che c'è stata un'impennata fino a 200 punti dopo la presentazione della Nadef, ma - dice la premier - adesso è a 192, mentre «a ottobre scorso era a 250». E, aggiunge, con un chiaro e implicito riferimento a Mario Draghi, «l'anno precedente al nuovo governo è stato più alto» e «non ho visto titoli» sui giornali.

Il non detto, è che secondo Meloni sarebbe in corso un'operazione per logorare l'esecutivo, che qualche preoccupazione evidentemente gliela crea se da Malta decide di prendere la questione di petto. Certo, per scacciare lo spettro del complotto dice che «il dibattito la diverte molto» e che «questa speranza resterà tale», ma la replica - prima di diversi esponenti di Fdi, con il capogruppo al Senato Lucio Malan che accusa direttamente «i giornali del gruppo Gedi», e poi sua - lasciano supporre altro. Con un secondo non detto, che Meloni evita di palesare: comunque vadano le cose, lo scenario di un governo tecnico non esiste, per la sola ragione che i numeri in Parlamento dicono che una simile soluzione avrebbe necessariamente bisogno del suo benestare e dei voti di Fdi. Senza è una strada impraticabile dal punto di vista della matematica.

Ma a Malta, il principale dossier in agenda è quello dei migranti. Al Med9 Meloni incassa il sostegno di Macron, che parla della situazione di Lampedusa e la definisce «eccezionale», assicurando «solidarietà all'Italia» (e anche a Spagna e Grecia) e promettendo «una risposta europea unica». Di cui si parlerà la prossima settimana a Granada, durante il Consiglio Ue informale e il vertice della Comunità politica europea. Meloni si dice «soddisfatta della coesione» trovata a La Valletta, dove ieri erano riunite Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia, Slovenia, Cipro e Malta (il 46% della popolazione e il 41,5% del Pil dell'Ue). E dopo l'incontro con von der Leyen spiega che «la settimana prossima partirà» da Bruxelles «la prima tranche di soldi» verso la Tunisia. Insomma, «un segnale concreto» verso quello che è il principale Paese da cui partono le rotte verso l'Italia.

È con Berlino, però, che il rapporto sembra difficilmente recuperabile. E se la Germania non fa parte del Med9, la prossima settimana ai summit spagnoli ci sarà anche Olaf Scholz. Al quale ieri Meloni ha mandato un messaggio piuttosto esplicito. «Capisco le posizioni degli altri, ma - spiega la premier - non si può fare la solidarietà con i confini degli altri». E quindi se «il governo tedesco vuole tornare indietro sulle regole delle Ong», allora «noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell'accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della suddetta nave».

Di fatto, Meloni lascia intendere che la partita sul nuovo Patto di migrazione e asilo potrebbe complicarsi davvero, questione di cui ha parlato telefonicamente con Scholz nelle ultime 48 ore. D'altra parte, aggiunge, «per noi la redistribuzione non è mai stata la priorità». «Noi siamo stati molto cooperativi, ma - conclude - il problema non si risolve se ogni Paese pensa di scaricarlo sugli altri».

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