«O li salviamo entro 24 ore, o troveremo solo i loro cadaveri». Purtroppo, allo scoccare del quinto giorno di ricerche, nessuno della squadra (12 calciatori tra gli 11 e i 16 anni e il loro allenatore 25enne) denominata Mu Pa Academy - letteralmente «Accademia dei cinghiali» - è stato salvato. E adesso, dopo 5 giorni di inutili ricerche, anche i soccorritori hanno gettato la spugna. Si aspetta solo che la grotta della morte restituisca i 13 corpi. Ormai senza vita.
Una tragedia che sta tenendo la Thailandia con il fiato sospeso. Quelle biciclette appoggiate all'ingresso della «caverna turistica» di Tham Luang nella provincia di Chiang Rai hanno commosso l'intero paese, compreso il re Vajiralongkorn. Che non ha lesinato mezzi e uomini per liberare i prigionieri della roccia, vittime del tradimento tanto della natura che ha allagato la caverna che avevano deciso di «esplorare» quanto dall'enorme ingenuità di un allenatore che non si è reso conto del pericolo cui stavano andando incontro.
Eppure sarebbe bastato un minimo di prudenza per prevedere che le piogge torrenziali che flagellano la Thailandia in questo periodo avrebbero potuto trasformare quella grotta in una trappola senza uscita; com'è poi effettivamente accaduto. La ricostruzione della sciagura fatta dal Bangkok Post parla di «un'escursione improvvisata da parte della giovane squadra al rientro da una partita nel nord della Thailandia».
Prima del rientro, i ragazzi e il loro tecnico si sono avventurati in una grotta il cui accesso è proibito in questo periodo dell'anno, proprio a causa delle improvvise piogge che provocano rapidi allagamenti e torrenti di fango. Infatti un acquazzone improvviso ha bloccato i giovani all'interno della cavità che misura oltre 10 chilometri.
I soccorsi sono scattati subito: centinaia le persone impegnate nelle ricerche, compreso personale specializzato della Marina Militare e un team di sommozzatori. Tutto vano. Dai primi interventi sono trascorsi cinque giorni e, dopo un iniziale ottimismo, la situazione è virata al peggio.
Mancanza di ossigeno e cibo rappresentano un mix micidiale che non può lasciare scampo a nessuno; senza contare che all'interno della cavità l'acqua ha raggiunto i cinque metri di altezza.
Anche se il gruppo fosse riuscito a rifugiarsi in un anfratto «asciutto», resistere in vita tanti giorni sarebbe un'impresa impossibile.
All'esterno della grotta la folla dei familiari è da giorni raccolta in preghiera. Nella speranza di un miracolo.
È stata issata una tenda di fortuna. Continua a piovere. Incessantemente. E l'acqua si mischia alle lacrime di Sonpong Kantawong, 14 anni, anche lui tesserato per il Mu Pa Academy. È lui, al momento, l'unico sopravvissuto della squadra. Salvo grazie all'intuizione della mamma che aveva detto no a quella gita proprio per timore degli effetti dei monsoni che qui durano mesi, causando ogni anno centinaia di vittime.
«Nel frattempo - raccontano i cronisti locali - oltre ai cerimoniali buddhisti si tengono attorno all'ingresso delle grotte anche rituali animisti condotti da sciamani
delle popolazioni etniche del nord. Si sta tentando perfino di praticare un rito di invocazione degli spiriti per scoprire dove si trovano i 13 escursionisti».Ma, anche dagli spiriti, arriva solo un inesorabile silenzio.
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