L'alluvione finisce subito in procura: aperte più inchieste. La malagestione nel mirino dei pm

A Ravenna il fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. Si indaga se ci siano state negligenze e intoppi nella macchina dei soccorsi

L'alluvione finisce subito in procura: aperte più inchieste. La malagestione  nel mirino dei pm
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Sott'acqua, e sott'inchiesta. Non è ancora finita l'emergenza per l'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna e causato la morte di almeno 14 persone oggi infatti è prevista ancora pioggia che il disastro è già sbarcato in procura. Succede a Ravenna, la provincia più colpita, dove il pm di turno, Angela Scorza, oltre ad aprire un fascicolo d'indagine senza ipotesi di reato per cinque delle sei vittime recuperate fino a ieri, avrebbe anche deciso di indagare contro ignoti per omicidio colposo quanto alla sesta vittima, Giovanni Pavani, il 75enne di Castel Bolognese annegato mercoledì scorso all'interno di casa sua, al piano terra. Nonostante l'insistenza di una vicina, al sicuro ai piani superiori, di convincerlo a lasciare l'abitazione per raggiungerla, l'uomo si era rifiutato di farlo, dicendosi sicuro che sarebbero bastati i sacchi di sabbia che aveva messo come protezione. Più tardi aveva detto trafelato al telefono alla donna che l'acqua era ormai entrata, e così lei, come pure altri vicini del 75enne, avrebbero riferito di aver tentato subito e più volte di allertare i soccorritori che, però, sarebbero arrivati solo il giorno dopo, troppo tardi, trovando il corpo dell'uomo che ormai galleggiava senza vita nella casa invasa dall'acqua. La procura di Ravenna, dunque, vuol capire se almeno in questa vicenda vi siano state negligenze o intoppi nella macchina dei soccorsi. Le altre vittime, per le quali come detto al momento il magistrato non ipotizza reati, ma si è limitato ad aprire fascicoli conoscitivi, sono i due coniugi di Russi di 73 e 70 anni (che erano scesi al piano terra forse per salvare un grosso elettrodomestico e sarebbero stati sorpresi proprio in quel momento dalla piena), un uomo di 89 anni e una donna di 85 ancora in attesa di essere identificata, entrambi a Sant'Agata sul Santerno, e un altro uomo, un vedovo 84enne, ritrovato ieri mattina a Faenza nel fango che copriva il cortile della sua casa in zona stazione.

Ma ovviamente il passo della procura di Ravenna, dovuto, è solo il primo. Già da giorni ci si interroga sugli errori del passato, sulla cattiva gestione del territorio, sulla sottovalutazione del rischio idrogeologico che soltanto in Emilia Romagna interessa quasi il 15 per cento del territorio e sulle opere di messa in sicurezza mai terminate o mai nemmeno pianificate. Come già accaduto per altri disastri naturali del passato anche recente, questi aspetti finiranno fatalmente all'attenzione della magistratura, per cercare di capire dove, e a che livello, vi siano responsabilità. Un primo segnale arriva dal Codacons che punta il dito contro le istituzioni per l'emergenza maltempo che sta colpendo le vicine Marche. Lo ha comunicato lo stesso Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, spiegando in una nota di aver presentato ieri «un esposto alla Procura di Ancona in cui chiama in causa le responsabilità di istituzioni ed enti locali» sull'emergenza maltempo. Secondo il Codacons è necessario «verificare il corretto utilizzo dei fondi pubblici destinati alla messa in sicurezza del territorio», poiché «da anni si denuncia l'assenza di un piano di prevenzione dei dissesti idrogeologici in Italia, il mancato o cattivo utilizzo dei fondi per interventi strutturali sul fronte della messa in sicurezza del territorio e l'inerzia delle istituzioni in tal senso».

Insomma, conclude il Coordinamento consumatori, «tragedie e alluvioni come quella che sta devastando le Marche non sono causate da eventi climatici, ma dall'uomo, poiché con la dovuta attività preventiva sarebbe possibile contenere o scongiurare gli effetti del maltempo sul territorio e sulla popolazione».

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