L'altra metà degli industriali che non si fida dei grillini

La fretta di Boccia non piace a tutti. Da Montezemolo a Tronchetti, c'è chi vuole cautela su un governo M5s

L'altra metà degli industriali che non si fida dei grillini

Un cambiamento repentino. Un po' troppo veloce e radicale anche per chi, come Luca Cordero di Montezemolo, ne ha viste di tutti i colori. Passato dalla prima alla seconda repubblica, gli hanno attribuito simpatie politiche varie. Ma ieri l'ex presidente della Ferrari e di Confindustria ha preso di petto, sia pure senza citare i diretti interessati, le uscite post elettorali di Sergio Marchionne e poi di Vincenzo Boccia. Entrambi velatamente pro Movimento cinque stelle. «Rimango molto sorpreso nel vedere come esponenti importanti della cosiddetta classe dirigente salgano sul carro del vincitore prima che abbia cominciato a muoversi».

Sicuramente pesano le vicende personali di Montezemolo. E infatti l'uscita è rivolta innanzitutto all'amministratore delegato di Fiat che martedì aveva attacco frontalmente Matteo Renzi («Confermo che è irriconoscibile») e di fatto sdoganato il movimento di Luigi Di Maio «Non mi spaventano, ho visto di peggio». Per estensione la critica del presidente di Ntv arriva anche a Boccia, presidente di Confindustria. La dichiarazione post voto di viale dell'Astronomia è un riconoscimento al M5S, considerato «un partito democratico», che non fa paura. Uscita che ha sorpreso non poco il mondo della rappresentanza, che è di fatto diviso dall'intepretazione del voto.

La prospettiva di un governo guidato dai cinque stelle preoccupa l'edilizia e l'immobiliare. Silenzio dalle confederazioni del commercio, ma ci sono ancora questioni che separano industriali da esercenti. Ad esempio l'aumento dell'Iva. Confindustria non è mai stata contraria, a patto che gli sforzi per ridurre la pressione fiscale sul lavoro proseguano. Per i negozianti sarebbe invece un disastro e un governo pentastellato/sinistra non darebbe sufficienti garanzie. L'alleanza Pd/M5S, la più probabile tra le maggioranze in Parlamento, sarebbe anche ad alto rischio patrimoniale. Un rafforzamento di quelle che già gravano sugli immobili e sulle altre ricchezze.

Viale dell'Astronomia, per contro, è più preoccupato da un esecutivo la cui maggioranza sia guidata dalla Lega Nord. Del partito di Matteo Salvini fa paura l'appello a reintrodurre dazi e l'antieuropeismo. La flat tax, cavallo di battaglia della coalizione di centrodestra, piace agli industriali, che vorrebbero comunque dare la precedenza alla detassazione del lavoro. E una maggioranza Pd-Di Maio potrebbe puntare proprio su una misura come questa, un minimo comun denominatore. Peccato che per finanziarlo potrebbero aumentare altre imposte.

Per questo tanti industriali avrebbero preferito un po' più di prudenza. Ieri il presidente di Federmeccanica Alberto dal Poz, ha sottoscritto in pieno l'ottimismo degli industriali. «Sono convinto che la ragionevolezza alla fine dei conti prevarrà. Non voglio però nascondere la preoccupazione legata al fatto che le forze che maggiormente sono state premiate dalle urne hanno dimostrato atteggiamenti contro l'Europa e alcuni dei provvedimenti che maggiormente abbiamo graditi negli ultimi anni». Riferimento a Industria 4.0 e Jobs Act, che potrebbero finire nel mirino di un eventuale esecutivo pentastellato in versione integralista.

Meglio quindi una linea più attendista sulle prospettive future e sulle reali intenzioni del M5S. La pensa così l'amministratore delegato di Pirelli Marco Tronchetti Provera. «È presto per dirlo. Ancora nessuno ha scoperto le carte. Siamo ancora in una fase tattica, bisogna vedere quanto i 5 Stelle sono pronti a negoziare. La partita vera deve ancora iniziare.

Si ha ragione Marchionne anch'io ne ho visti di governi anche peggiori e irresponsabili. C'è stato un po' di tutto». Vero che «non si può prescindere dall'Europa». Ma è anche vero che «il reddito di cittadinanza è impossibile e sarebbe una scelta dissennata». I Cinque stelle, insomma, un po' fanno paura.

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