Tutti pazzi per Falou. Non è ancora Balotelli, per il momento ha solo lo stesso colore e gli stessi sogni, gli stessi di quando SuperMario riusciva ancora a sognare. Forse, ha anche lo stesso talento. Ma su questo è ancora troppo presto e troppo sciocco esprimere giudizi. Per adesso, Falou ha soltanto sedici anni e una magnifica storia alle spalle. La speranza è che ne abbia una ancora più bella davanti, negli anni a venire. Sarà bellissima per tutti: lui diventerà campione, l'Italia per una volta sarà di nuovo, come nelle epoche felici, la terra delle opportunità.
Nell'estate del 2013, questo ragazzino senegalese, figlio di immigrati, vendeva braccialetti e cinture sulle spiagge di Castelsardo, in provincia di Sassari. Aspirante Vu'cumprà. (Ma sì, usiamola ancora questa definizione, usiamola serenamente e affettuosamente come la si usava prima delle ridicole indignazioni politiche, usiamola perché ormai fa parte del nostro lessico e della nostra storia, usiamola come usiamo polentoni per quelli del Nord e terroni per quelli del Sud, senza che nessuno debba ogni volta infliggerci pistolotti sul razzismo). In un assolato giorno - direbbero gli agiografi - su quelle spiagge stava rosolandosi Giovanni Muroni, esperto allenatore dell'Atletico Muri, squadra locale di prima categoria. La ricorda per filo e per segno, quella giornata: a un certo punto vede che il ragazzino appoggia sulla sabbia il suo campionario e comincia a palleggiare con un pallone. Il ritmo cadenzato e ripetitivo va avanti molto a lungo, senza interruzioni. Falou non la fa mai cadere. Il mister alza la testa dalla sua sonnolenza e osserva incantato. Ma chi è mai questo talento, da dove salta fuori. «Mi sono avvicinato - rammenta - e ci siamo conosciuti. Falou superava già il metro e novanta, gran fisico e tecnica sopraffina. Ho chiamato subito i miei dirigenti: tesseratemi subito questo ragazzo, prima che gli arrivino addosso altre società».
Falou parte veramente da zero. Ma per fortuna l'Italia resta nonostante tutto la terra promessa dei veri talenti, nel calcio. L'allenatore se lo prende a cuore, gli compra le scarpe extralarge, lo avvia lentamente alla cultura del gioco di squadra, totalmente oscuro al ragazzo giocoliere. Muroni ha le lacrime agli occhi, quando ricorda l'esordio e il primo gol: «Sì, ci ho pianto sopra di gioia. E ho sognato, davvero ho sognato che Falou riesca a sfondare. Si merita tanta fortuna ». Nell'attesa, lo iscrive subito a scuola: un voto in più nell'ottima pagella del mister. Non è certo se Falou sarà il nuovo Balotelli. Se avrà tutta la fortuna che si merita. Ma un anno dopo, proprio l'altro giorno, questa storia italiana - del genere immigrazione che piace - è già sulla prima pagina del Secolo XIX . Falou finisce sulla bocca di tutta Genova per un altro colpo dei suoi. L'allenatore Muroni l'ha segnalato ai colleghi del settore giovanile genoano e questi hanno chiamato il ragazzo per un provino nella Primavera. Partita contro la prima squadra, Falou contro Perin, l'ipotetico nuovo Balotelli contro il pressochè certo nuovo Buffon. È in questo provino che Falou si trova tra i piedi la seconda grande occasione della vita (la prima, in spiaggia, un anno fa, senza saperlo). Le cronache sportive parlano di un gol a regola d'arte: Perin in uscita, Falou che anticipa il tocco e lo fa secco. Morale: il Genoa adesso lo vuole seriamente, anche in virtù del meticoloso controllo sul cognome (Falou si chiama Samb, scongiurata la dannazione della p finale, che da certe parti può fare la differenza). Quello che succederà da qui in poi è tutto da scoprire. Tutto da gustare. Tanti auguri Falou. In definitiva non è un obbligo diventare Balotelli.
La cosa veramente importante, nella vita, è trovare una strada. La propria strada. Poi, percorrendola fino in fondo, non bisogna sbagliare ai bivi e agli incroci. La gente che si incontra in quei punti non è tutta come il mister Muroni.
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