"L'americano è una spia". Reporter arrestato dai russi. Gli Usa ai suoi: via da Mosca

Gershkovich del Wall Street Journal fermato in un ristorante a Ekaterinburg dai servizi segreti. Udienza senza legale: in cella per due mesi, rischia 20 anni.

"L'americano è una spia". Reporter arrestato dai russi. Gli Usa ai suoi: via da Mosca

Un altro brutto passo verso i tipici cliché della guerra fredda, e un ulteriore brusco aggravamento della tensione tra Mosca e Washington. Evan Gershkovich, 32 anni, corrispondente del quotidiano economico americano Wall Street Journal, è stato arrestato sotto la grave accusa di spionaggio su incarico degli Stati Uniti in un ristorante a Ekaterinburg dagli uomini dei servizi segreti russi Fsb, che lo hanno caricato su un pulmino dopo avergli coperto il volto. Subito trasferito a Mosca, un tribunale ha confermato l'arresto in una seduta durata cinque minuti e stabilito che il giornalista statunitense che si è dichiarato non colpevole - dovrà rimanere detenuto in attesa di processo almeno due mesi. Gershkovich rischia una condanna durissima, fino a vent'anni di reclusione.

Il caso è top secret: non sono state presentate prove. All'avvocato di Gershkovich, Daniil Berman, è stato negato l'accesso in tribunale e la visione delle accuse. È stato assegnato un legale d'ufficio, che non ha fornito alcun aiuto. Secondo Berman, Gershkovich dovrebbe essere stato portato nel famigerato carcere di Lefortovo, dove in epoca sovietica venivano detenuti i prigionieri politici.

Il Wall Street Journal ha protestato con molta decisione l'innocenza del suo reporter, figlio di emigrati sovietici che lavora in Russia già da sei anni, chiedendone l'immediato rilascio. Subito dopo il segretario di Stato Antony Blinken ha condannato «nei termini più duri i continui tentativi del Cremlino di intimidire e reprimere i giornalisti»: è frequente per i reporter in Russia ricevere pesanti messaggi anonimi di minaccia e subire condanne con i più vari pretesti. La Casa Bianca ha chiesto ai cittadini statunitensi di lasciare subito la Russia per il concreto rischio di ritrovarsi oggetto di sequestri arbitrari. Le prime dichiarazioni delle autorità di Mosca lasciano pochi dubbi. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peshkov si è detto convinto che Gershkovich sia stato «arrestato in flagranza di reato», mentre la sua aggressiva collega del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha detto che «ciò che Gershkovich stava facendo a Ekaterinburg non aveva nulla a che fare con il giornalismo».

Secondo l'agenzia giornalistica russa Meduza (messa fuorilegge da Putin e costretta a trasferire la propria sede in Europa orientale), il corrispondente del Wall Street Journal stava lavorando a un'inchiesta sui legami tra l'organizzazione di mercenari Wagner e la guerra in Ucraina. A Ekaterinburg una città degli Urali nota come roccaforte dell'opposizione politica liberale a Putin, oggi fuorilegge si era recato due volte e stava raccogliendo interviste e commenti. Aveva anche visitato la vicina città industriale di Nizhny Tagil, sede della fabbrica di carri armati Uralvagonzavod, e questo potrebbe essere il motivo (o il pretesto) del suo arresto.

Evan Gershkovich è un reporter coraggioso che ha svolto inchieste scomode per il Cremlino. È il primo giornalista americano arrestato per spionaggio in Russia dai tempi della guerra fredda con l'Urss. Nel 1986 era stato arrestato con un'accusa simile Nick Daniloff, che lavorava per Us News and World Report. Daniloff ieri ha detto alla Cnn «nel mio caso, l'Fbi aveva arrestato un sovietico a New York per spionaggio e loro arrestarono me». Il caso Daniloff fu risolto solo grazie all'interessamento personale dell'allora presidente Usa Ronald Reagan e dopo che il reporter era stato tenuto in cella d'isolamento per settimane.

In quell'occasione, Daniloff fu scambiato con la spia sovietica e anche adesso c'è il sospetto che Gershkovich possa essere stato scelto come pedina per un'operazione simile che potrebbe riguardare Sergei Cherkasov, un russo detenuto in Brasile e incriminato negli States per spionaggio.

Peshkov e il capo di Wagner Evgeny Prigozhin hanno detto di non saperne nulla, ma il viceministro degli Esteri Ryabkov ha invece notato che «di un possibile scambio di prigionieri che coinvolga Gershkovich non si è ancora discusso». E in quell'«ancora» potrebbe esserci la chiave del caso.

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