Il «Boccia-gate» è un miscuglio di gossip, allusioni, spifferi, minacce più o meno velate. Con il più classico dei finali: l'uscita del file audio. La «famosa» (e letale) conversazione, magari rubata, che funziona da schizzo di fango finale contro il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Una sequenza di strane coincidenze, collegate dallo stesso obiettivo: colpire il ministro e mettere in cattiva luce il governo Meloni. Foto, messaggi, date e documenti sono stati conservati accuratamente.
Per fare cosa? Tutto diventa pubblico il 26 agosto, otto giorni fa appena. Quando Maria Rosaria Boccia, imprenditrice nel settore della moda con la passione per la politica, originaria di Ercolano (in provincia di Napoli) pubblica sui propri canali social la notizia di un incarico ricevuto dal ministro Sangiuliano: «Grazie al ministro per la nomina a consigliere per i Grandi eventi», scrive Boccia.
E qui balzano agli occhi, immediatamente, due dubbi. Primo: perché dar notizia di un incarico non ancora formalizzato e su cui gli uffici del ministero stavano effettuando le verifiche? A pensar male si potrebbe ipotizzare un tentativo di «forzare», «accelerare» la nomina. Secondo: dagli screen pubblicati (successivamente) da Boccia risulta che il capo ufficio stampa del ministero (Andrea Petrella) l'avrebbe rimossa dalle chat di lavoro il 18 agosto scorso. Quindi già 8 giorni prima del post sull'annuncio della presunta consulenza. I conti non tornano e i due fatti contrastano fra loro. Dal 26 agosto è iniziata una storia che ha i contorni di una fiction a puntate. Boccia pubblica il messaggio sui canali social, tv e giornali rilanciano. Ogni foto (con Sangiuliano) è seguita da spifferi o pettegolezzo. Mare, montagna o eventi: c'è sempre il gossip nel mezzo.
Ora nel delirio social finisce anche il presidente del Consiglio Meloni richiamata nel tag social lunedì sera nella foto di alcuni documenti (riferiti al G7 della Cultura) pubblicati sui social dalla Boccia. L'ultimo messaggio (ieri) (l'ennesima allusione) è una foto in treno, accompagnata dalla colonna sonora di Vasco (La Verità) e con un testo: «Sbagliare è umano, ammettere i propri errori è da grandi. Mettersi in discussione è da persona con cervello». Chi deve ammettere l'errore? Chi deve fare marcia indietro? Lunedì pomeriggio l'ennesima allusione: «La toppa è peggio del buco». La minaccia velata, che da ieri in gira nei Palazzi romani, riguarderebbe un presunto messaggio vocale. Privato, che la legge vieta di rendere pubblico ma che suona come l'avvertimento finale.
In fondo, l'affaire Boccia-Sangiuliano è stato fin dall'inizio una storia di pettegolezzo e gossip. Accompagnata da allusioni. Ma chi è veramente Maria Rosaria Boccia? Una 41enne che si presenta ancora oggi, nella biografia del social, come presidente della Fashion Week Milano Moda. E su questo punto arriva la diffida: «Abbiamo inviato una diffida in quanto il marchio Milano Fashion Week è della Camera della moda da sempre e non può essere usato da nessun altro» annuncia il presidente Carlo Capasa della Cnmi, a margine della presentazione dell'evento milanese, rispondendo a chi gli ha chiesto chiarimenti sulla questione di Maria Rosaria Boccia, che sui social si definisce, appunto, «presidente Fashion Week Milano Moda».
«Speriamo conclude Capasa- che presto scompaia quella dicitura dai social di questa signora». Più che di moda, per chi l'ha conosciuta, la sua vera passione sembrano essere i Palazzi romani. Da tempo si muove tra destra e sinistra, da Montecitorio a Palazzo Madama, proponendo eventi, convegni e serate di moda.
I suoi profili Instagram sono seguitissimi dai parlamentari. A quanto risulta al Giornale pare che la Boccia avesse tentato (prima di Sangiuliano) un approccio lavorativo anche in ambienti leghisti. Il tentativo non è andato a buon fine.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.