L'anarco-capitalista che vuole la rivoluzione e i voti in Parlamento

"Lo Stato è come un pedofilo in un asilo, con i bambini legati di fronte a lui e già cosparsi di vaselina"

L'anarco-capitalista che vuole la rivoluzione e i voti in Parlamento
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«Lo Stato è come un pedofilo in un asilo, con i bambini legati di fronte a lui e già cosparsi di vaselina». Javier Milei, primo presidente «anarco-capitalista» al mondo, non ha paura delle espressioni forti. In una recente intervista all'Economist ha dato un'altra definizione dello Stato: «un'organizzazione criminale e violenta che vive rubando alla gente onesta».

Realizzando anche solo una piccola parte delle promesse elettorali, il suo governo darebbe vita a un esperimento unico, almeno nella radicalità delle riforme: sistema scolastico privato basato su voucher familiari; assicurazioni, anch'esse private, al posto della sanità pubblica; progressiva liberalizzazione del mercato delle droghe e delle armi. In campo economico Milei ha parlato di riduzione della spesa pubblica del 15% nel primo anno con l'abbattimento dei Ministeri da 18 a 8, abolizione della banca centrale, completa sostituzione del peso argentino con il dollaro.

Come l'ambizioso piano possa essere concretamente messo in pratica è difficile dire. Per motivi pratici innanzitutto. Per quanto riguarda, per esempio, la dollarizzazione, Buenos Aires non ha né le riserve valutarie né la struttura economica in grado di sostenere una sufficiente circolazione di valuta Usa. In più il partito di Milei, «La libertad avanza» ha solo 7 senatori su 72 e 38 deputati su 257. Per vincere al secondo turno Milei ha dovuto accordarsi con la destra «tradizionale» dell'ex presidente Mauricio Macrì. E non è nemmeno detto che tutti i parlamentari del partito di Macrì, «Juntos por el cambio», si accodino al loro leader al momento di votare le riforme più controverse.

Nella serata dei risultati il vincitore ha confermato la volontà di cambiare: «Il modello della

decadenza è finito - ha detto- non si torna indietro». Nelle ultime settimane, però, si è circondato di consulenti economici «moderati». Quanto agli argentini il loro problema è sopravvivere: l'inflazione ha toccato quota 143%.

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