L'anello di Giulia Latorre che riscrive il mito dei marò

Contro i luoghi comuni: l'unione civile della figlia del marò Latorre

L'anello di Giulia Latorre che riscrive il mito dei marò
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Quando si pensa a uomini ruvidi e tosti in genere si pensa ai militari, quando si pensa ai più granitici e impavidi tra i militari si pensa ai marò, quando si pensa ai marò si pensa al caso dell'Enrica Lexie e quando si pensa al più austero, statuario ed enigmatico dei due Fucilieri di Marina bloccati in India per anni, si pensa a Massimiliano Latorre. Per intendersi, perché il suo nome è diventato talmente inscindibile da quello di Salvatore Girone che anche la loro fisionomia ha finito con l'impastarsi, Latorre è il più alto dei due, ha la carnagione color cuoio, i lineamenti appuntiti e lo sguardo orientato perennemente verso l'orizzonte, poco più in alto rispetto a qualsiasi ostacolo o testa possa incontrare: tipico atteggiamento posturale di chi è abituato a rispondere «sì signore».

Sabato il nome di Latorre è tornato a rimbalzare sulle cronache avvolto in un'altra divisa e in tutt'altra storia. Giulia Latorre, la figlia che Massimiliano ha avuto dal suo primo matrimonio, due giorni fa ha prestato giuramento come guardia penitenziaria. Ma non è per questo, che si è parlato di lei. In occasione del giuramento, Giulia ha trasformato il picchetto d'onore in una specie di lungo corridoio dell'amore. È passata sotto le braccia tese dei suoi colleghi, ha ritirato una rosa gialla dalla mano di ognuno di loro e a mazzo terminato è arrivata dalla sua Rosy (Grano) e le ha chiesto di sposarla. In divisa e in ginocchio. Ha tirato fuori dalla tasca l'inconfondibile scatolina, le ha offerto l'anello e le ha rivolto «la» domanda. Un gesto veramente intrigante nella sua perfezione, da qualunque orientamento sessuale lo si guardi. Rosy ha risposto un entusiasta «sì» e le due si sono baciate sotto gli applausi, le riprese dei telefonini, qualche occhiata perplessa e il sorriso del papà marò. Che un po' ci ha fatto pensare a quanti adattamenti chieda la vita e a quanto sia importante sapercisi accomodare. Giulia ha trent'anni e da due mesi ha perso la sua adorata mamma. A un'intervista a Repubblica ha spiegato che c'è anche lei (sua madre), dietro al coraggio di questo passo con Rosy che di anni ne ha ventisei, sta con Giulia da tre (da quando a Taranto è arrivata alla cen di un'anima comune, si è sfilata il casco e ha folgorato la sua futura moglie) e ha appena vinto il concorso da viceispettore nella Polizia di Stato. È «il» momento, nella vita di entrambe e Giulia ha voluto giustamente strafare: ha provato a metterci proprio tutto. Pure la proposta di matrimonio davanti ai colleghi, ai superiori dell'arma e, grazie ai social, a una platea sterminata. Aveva voglia di indimenticabile, questo è certo, ma intanto ha dato una spallata alla causa tornando a «sfruttare» la storia infinita legata a suo padre Latorre, che più che un nome è una garanzia mediatica. Latorre che è però soprattutto un padre e ha dovuto resistere alle onde del paradosso con più equilibrio di quanto non abbia fatto durante le tante tempeste sottocoperta. Pensando a Latorre al fidanzamento della figlia con la figlia di qualcun altro, ci è venuto in mente il generale Roberto Vannacci della Brigata Paracadutisti Folgore, praticamente un marò di terra. Graduatissimo per di più.

Per quanto si sia abituati a cavarsela, per quanto il mondo sia largo, non si scappa da qualunque parte. Ci sono cose, nella vita, che ti spingono con le spalle contro un muro e da lì, o le si guarda in faccia o le si guarda in faccia. Si è stati una sola cosa precisa per tanto tempo, si crede di aver trovato il proprio centro e di essersi determinati attraverso ciò che si è scelto di essere e di fare, e poi ci si trova davanti tutto un altro seguito. Tocca «ricominciarsi».

Latorre il marò in India, il caso politico, il simbolo, la divisa, l'arma e tutti i valori che si porta dietro. E poi, un giorno, Latorre è al giuramento di sua figlia che chiede in sposa la sua compagna e diventa «solo» il padre di un altro caso politico, un altro simbolo, un'altra arma...

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