L'Anpi non taglia il cordone ombelicale con la Russia (ex Urss) e impone l'editto anti-Nato in occasione del 25 aprile. Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi, dice no alle bandiere Nato alle celebrazioni per la festa della liberazione: «Faremo il possibile per impedire qualsiasi incidente o provocazione. Le bandiere Nato sono inappropriate in questa circostanza in cui bisogna parlare di pace».
Il diktat arriva durante la conferenza di presentazione degli eventi per celebrare il 25 aprile. Sul conflitto in Ucraina, l'associazione degli ex partigiani continua a mantenere una posizione ambigua. Al punto da rimarcare una differenza tra la resistenza italiana (supportata dagli americani) e quella ucraina: «Noi pensiamo sia giusto riconoscere la lotta delle popolazioni ucraine come una lotta di resistenza. Detto questo, secondo noi, sarebbe sbagliato equiparare la lotta dei cittadini ucraini con quella avvenuta in Italia, che si è svolta anche in un contesto totalmente diverso. La resistenza italiana nasce l'8 settembre 1943 e si conclude il 25 aprile del 1945, la guerra era in corso, gli alleati erano in guerra contro la Germania e l'Italia fascista, fornirono armi per chiudere al più presto la guerra. È stata l'ultima fase di quella guerra. Il paragone è del tutto improprio. L'Italia non è in guerra contro la Russia, noi vorremmo evitare che tramite l'invio delle armi ci si avvii ad una linea rossa da non travalicare. C'è stata una resistenza anche in Iraq, una dei talebani, o quella di Gheddafi, ma questo non vuol dire che siano state uguali a quella che si svolge ora in Ucraina», rincara Pagliarulo.
L'antipatia dell'Anpi verso Kiev è chiara quando il presidente ammette: «Anche in Ucraina ci sono vuoti democratici. Zelensky ha sciolto una decina di partiti di opposizione recentemente. Ci sono state tante violenze in passato a cominciare dalla terribile guerra del Donbass, cominciata dopo Maidan e dopo l'indipendenza della Crimea. Andiamo oltre i buoni e cattivi e vediamo come stanno davvero le cose». E poi, ecco, puntuale arriva il sospetto sull'eccidio di Bucha: «Su Bucha c'è una larghissima probabilità che siano stati i russi, ciò non toglie che sia ragionevole che si crei una commissione indipendente che indaghi su quei fatti» chiede il presidente. L'Anpi ribadisce il no all'invio delle armi a Kiev: «Assistiamo ad un riarmo generalizzato come avvenne prima della prima e della seconda guerra mondiale. Tutto ciò inasprisce le tensioni. Si sta creando a una reazione a catena apocalittica che potrebbe portare ad una catastrofe» spiega Pagliarulo. Parole che infiammano le polemiche in vista del 25 aprile, giornata che in Italia continua a dividere.
La comunità ebraica si scaglia contro l'Anpi: «Caro Pagliarulo, non armare Kiev significa fare il gioco di Putin, come chi davanti a uno stupro per strada si volta dall'altra parte. Ho sentito con sgomento la conferenza stampa del presidente Anpi nazionale Pagliarulo, e con dolore devo definire le sue parole ipocrite», replica Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano. Si smarca dall'Anpi l'ex capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci: «La posizione del presidente dell'Anpi Pagliarulo continua ad essere molto discutibile, io non la condivido affatto».
La condanna arriva anche da Radicali e Azione che, con Osvaldo Napoli, attacca: «Ritiene giusto escludere le bandiere Nato, oggi, e ieri di ospitare terroristi palestinesi per il 25 aprile ed escludere rappresentanti della Brigata Ebraica».
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