L'ansia narcisa del litigio in rima

Fedez e Tony Effe, esempi di narcisismo e inutilità

L'ansia narcisa del litigio in rima
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La diatriba tra Fedez e Tony Effe sta avendo almeno un effetto positivo su di me: farmi pensare ossessivamente al saggio Il rap spiegato ai bianchi, scritto a quattro mani a fine anni 80 dal genio di David Foster Wallace e dal suo amico Mark Costello: un libro forse non totalmente riuscito, in grado tuttavia di svelare anche una minima parte della complessità, l'estro, la contraddizione e la violenza del mondo rap degli inizi: un mondo vetroso e impervio, fatto di scollature, frammenti e distorsioni; un mondo che negava la consolazione, che si gettava negli orrori del periodo e ne ricavava possibilità di avanguardia: processo naturalmente spiazzante, che da un lato ostracizzò una certa dose di dolcezza, dall'altro fece guadagnare un nuovo livello di mimesi: «ruvida e spietata», commentarono i due autori, un po' come pensare a «Platone campionato mentre sta seduto sulla tazza del cesso».

Ammetto di provare invidia, sia per quei tempi sia per il tentativo esegetico di Foster Wallace e Costello, ammiratori di un panorama musicale e umano ben diverso dal nostro, da rapper italiani che si lanciano un urletto patetico dopo l'altro, che non riescono a non schiamazzare con rime e rimandi bestiali, incapricciandosi in vendette decisamente scadenti, decisamente infantili, raggiungendo apici espressivi che nulla hanno a che fare con l'invettiva artistica.

Lo confesso: vedo più virtuosismo comunicativo nelle comari di paese; constato maggiore abilità stilistica nella loro dialettica dell'insulto; c'è molta più creatività, molto più eclettismo in quella metodologia di processo e condanna. La mediocre contesa tra Fedez e Tony Effe è difatti un epos del pettegolezzo ancora peggiore: è poema del gossip più becero; è solo ansia narcisa, inutilità, ecfrasi del niente.

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