Così il Pd senza centro ha fatto tornare Berlusconi centrale

Nonostante tre scissioni dall'inizio della legislatura i senatori di Forza Italia possono risultare ancora decisivi

Così il Pd senza centro ha fatto tornare Berlusconi centrale

La scorsa estate la questione era se esistesse o meno un patto del Nazareno scritto e quali ne fossero gli eventuali confini. Dodici mesi dopo, sempre in pieno agosto, è tutta una rincorsa a sostenere o a negare che lo stesso Nazareno - andato a farsi benedire a gennaio con l'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale - possa resuscitare di qui a breve. Una circostanza, questa, che consentirebbe a Matteo Renzi di dare il via libera a quella riforma del Senato a cui il premier sembra ormai voler legare le sorti dell'intera legislatura.

Corsi e ricorsi, dunque. Con un dettaglio. Che sia a causa dei segnali di nuove convergenze arrivati sulla nomina dei vertici Rai o più semplicemente perché i numeri di Palazzo Madama certificano un'oggettiva debolezza del governo, quel che è certo è che Silvio Berlusconi si ritrova nuovamente al centro della scena. Al punto che Lorenzo Guerini lo ha apertamente invitato a «tornare al tavolo» delle trattative. «Siamo pazienti e attendiamo», è arrivato a dire il vicesegretario del Pd. Così, sono giorni che sui giornali rimbalzano retroscena e interviste in cui si ipotizza non solo che il leader di Forza Italia possa sedersi al tavolo di un Nazareno bis con Renzi, ma pure che stia ragionando se fare sponda con la minoranza Pd per siglare una sorta di contro -Nazareno, così da affossare il ddl Boschi - e quindi il governo - quando a ottobre arriverà in aula al Senato.

Insomma, tutto e il suo esatto contrario. Con gli ambasciatori che vengono raccontati alacremente al lavoro - in prima fila ci sarebbero sia Gianni Letta che Fedele Confalonieri - e un lungo elenco di dossier - dal fisco alle riforme, passando pure per la giustizia - su cui Berlusconi potrebbe decidere di porre le fondamenta di un nuovo patto con Renzi.

In verità, la situazione pare ancora piuttosto fumosa. E pure i protagonisti della partita - non solo il premier e il leader di Forza Italia, ma anche i big della minoranza Pd a partire da Pier Luigi Bersani - non sembrano avere le idee chiare. Ad ogni azione, in un senso o nell'altro, corrispondono infatti dei costi politici e la sensazione è che tutti stiano ancora facendo le loro valutazioni.

Di certo, c'è che Berlusconi ha ripreso una sua centralità. E che nonostante tre scissioni dall'inizio della legislatura - prima Angelino Alfano, poi Raffaele Fitto e infine Denis Verdini - i suoi 45 senatori possono risultare ancora decisivi.

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