Green deal, cambia il vento per le auto. Mezza Europa sta con l'Italia: rivedere lo stop

Vacilla il 2035 per lo stop ai motori diesel e benzina. Urso: "Obiettivi da rivedere"

Green deal, cambia il vento per le auto. Mezza Europa sta con l'Italia: rivedere lo stop
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Tira una brutta aria per il Green Deal europeo e le certezze sulle magnifiche sorti dell'ambientalismo vacillano sempre di più sotto i duri colpi del mondo reale. Il grande progetto ideato nel 2019 dall'allora Commissario europeo Frans Timmermans (lo stesso che si è candidato nei Paesi Bassi ed è stato sonoramente sconfitto a testimonianza dell'impopolarità delle sue ricette green) rischia di perdere pezzi e in tutta Europa crescono le critiche e le richieste di revisione dei suoi pilastri.

In particolare a finire nel mirino degli stati membri è il Regolamento che fissa per il 2035 la fine della produzione dei motori endotermici (diesel e benzina) e la clausola di revisione prevista per il 2026. Ieri il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha anticipato i punti chiave della proposta italiana al Consiglio Competitività europeo che si terrà oggi: «Noi chiederemo se vogliamo mantenere quell'obiettivo e quel target, del 2035, che sia reso possibile sotto tre condizioni: la prima, risorse significative per consentire investimenti che accelerino sulla fase della transizione e che consentano ai consumatori europei di acquistare macchine elettriche perché oggi non lo stanno facendo più. Secondo, una visione chiara di neutralità tecnologica, per quanto ci riguarda significa anche biocombustibili o idrogeno e non solo. Terzo, che questo sia allineato, come stanno facendo gli Stati Uniti, anche con il principio dell'autonomia strategica, cioè della sicurezza europea».

Urso ha inoltre incontrato in video conferenza il vicecancelliere e ministro dell'economia e della protezione climatica Robert Habeck per confrontarsi in vista del consiglio Competitività che si terrà oggi a Bruxelles.

Urso ha spiegato a Habeck i punti principali della sua proposta per il settore automobilistico con la richiesta di anticipare ai primi mesi del 2025 l'attivazione della clausola di revisione prevista dal «Regolamento in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli leggeri». Una posizione condivisa dal vicecancelliere tedesco che già nei giorni scorsi, dopo un incontro con sindacati e aziende del settore, si era detto favorevole a sostenere in tempi più ravvicinati la revisione degli obiettivi «in modo che i cambiamenti che probabilmente saranno strutturali nel mercato possano poi essere considerati negli obiettivi che sono stati stabiliti nel 2019». Queste posizioni da parte di Habeck sono tutt'altro che scontate trattandosi di un esponente di spicco dei verdi e del governo Scholz che negli anni passati ha invece sostenuto battaglie spesso ideologiche sui temi ambientali. Urso e Habeck hanno condiviso la necessità di prevedere investimenti comuni per il sostegno dell'industria europea anche rifacendosi al rapporto sulla competitività redatto da Mario Draghi.

Il Ministro delle Imprese ha spiegato che il vicecancelliere «ha aperto sia alla possibilità di risorse comuni» sia ai biocarburanti, tema che sta particolarmente a cuore all'Italia. Sebbene ancora il governo tedesco non accetti di mettere in discussione lo stop alla produzione dei motori endotermici al 2035 sembra ormai solo questione di tempo perché il vento in Europa è cambiato.

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