Referendum sulla cittadinanza, Conte resta fuori dal fronte. Il campo largo non esiste più

L'ex premier non firma il quesito. E alla Camera l'opposizione presenta quattro mozioni diverse

Referendum sulla cittadinanza, Conte resta fuori dal fronte. Il campo largo non esiste più
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Tra la piazza e il Palazzo, anche il campo largo è diviso sulla concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. Giuseppe Conte fa sapere di non aver firmato il referendum proposto da +Europa e l'opposizione si presenta in Aula con quattro mozioni diverse. Dall'altro lato, nel centrodestra, Forza Italia rilancia sullo Ius Scholae con passaporto dopo dieci anni di scuola. Ma Lega e Fratelli d'Italia restano contrari. Doveroso partire dal «campo largo», che si ritrova ancora una volta ristretto. C'è Conte, leader del M5s, che decide di non sostenere il quesito proposto da +Europa e appoggiato da gran parte delle forze di centrosinistra. La linea dei pentastellati è che il Movimento ha già presentato una sua proposta per lo Ius Scholae, ma dopo cinque anni di scuola anziché dieci. Il quesito referendario, invece, prevede la concessione della cittadinanza dopo cinque anni di residenza ininterrotta in Italia, dimezzando gli attuali dieci anni necessari per fare domanda. Di fatto, Conte si pone per l'ennesima volta con un piede fuori dal campo largo. Mentre il Pd, Avs, Italia Viva e +Europa esultano per il quorum raggiunto insieme ad attori e cantanti, il M5s rivendica la sua identità. Non a caso la vicecapogruppo alla Camera Vittoria Baldino, prima firmataria della proposta stellata sullo Ius Scholae, martedì sera ha precisato di aver firmato per il referendum, ma «a titolo personale». Ma non c'è solo Conte a rovinare la foto di gruppo dei progressisti. «Non ho firmato per il referendum sulla cittadinanza perché quello su cui siamo impegnati oggi e su cui c'è una convergenza possibile è continuare sullo Ius Scholae», dice Carlo Calenda, leader di Azione.

Dal referendum alle mozioni. «Noi siamo pronti a sederci a un tavolo serio nella costruzione di un processo e di un progetto di legge condiviso», spiega in Aula a Montecitorio la vicepresidente di Azione Elena Bonetti, che invita a fare attenzione alla «mobilitazione illusoria», che può nascere dal referendum. Alla Camera le opposizioni si presentano con quattro mozioni diverse. Una di Pd, Avs e +Europa, una del M5s, e altre due di Italia Viva e Azione. «Immaginavo che il campo largo si presentasse con una mozione unica sull'argomento e invece il campo largo si è frantumato», spiega il portavoce nazionale di Forza Italia e deputato Raffaele Nevi. «Non avevano e non hanno neanche le idee chiare su cosa proporre tanto che le mozioni all'attenzione della Camera oggi oltre ad essere molteplici sono persino confusionarie», aggiunge la vicecapogruppo di FdI Augusta Montaruli.

Per il centrodestra, invece, l'appuntamento è per oggi, quando Forza Italia riunirà i suoi parlamentari per discutere della proposta degli azzurri. Da Napoli, dove è in corso la convention del Ppe, Antonio Tajani si è detto «assolutamente contrario a qualunque ipotesi di concedere la cittadinanza dopo cinque anni» perché «ne servono almeno dieci».

Nella nottata italiana di ieri, era arrivato lo stop della premier Giorgia Meloni da New York: «Penso che l'Italia abbia un'ottima legge sulla cittadinanza e questo è dimostrato dal fatto che siamo tra le nazioni europee che concede il maggior numero di cittadinanze, dunque non ne ravvedo la necessità».

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