"L'aria è cambiata dopo il frullatore giustizialista"

Il vicedirettore del TgLa7 nel mirino del "Fatto" per avere difeso Renzi sulla pubblicazione del conto

"L'aria è cambiata dopo il frullatore giustizialista"

Gaia Tortora, rispetto alla pubblicazione di dati ultrasensibili sui quotidiani, non difende Matteo Renzi ma un principio. Il vicedirettore del TgLa7 lo ha detto con chiarezza via Twitter, parlando pure di "regolamento di conti" tra "'bande'" rispetto alla puntata di Otto e Mezzo che ha ospitato l'ex premier. Quella in cui il fondatore d'Iv si è confrontato con Marco Travaglio e Massimo Giannini, per intenderci (ma anche con la conduttrice Lilli Gruber".

Gaia Tortora aveva tiwttato quanto segue: "Semplice considerazione. Un regolamento di conti tra "bande" questo mi è sembrato. E il telespettatore non ci ha capito nulla. Chi tiene per la sua squadra continuerà a farlo. Ma non mi pare si sia andati oltre. E questo non è utile a nessuno. #ottoemezzo #Renzi". Dunque, la figlia di Enzo Tortora è stata tirata in ballo da Il Fatto Quotidiano. Ma, al netto della singola vicenda, la giornalista è ormai diventata anche un simbolo di garantismo.

Sembra spirare un vento garantista, è d'accordo? Lei è diventata un'emblema di garantismo..

"Il garantismo non è un cappotto da indossare a seconda della stagione, dunque della persona. Si tratta di un principio che ho dentro. Non è qualcosa di astratto per cui esistono i garantisti che vogliono tutti innocenti a prescindere, ma è un altro principio. Un altro modo d'interpretare la Giustizia, lo stato di diritto ed i diritti degli innocenti e di eventuali colpevoli. Sì, qualcosa è cambiato. Soprattutto rispetto agli scorsi anni quando, per via di una certa parte politica, si era esaperato il dibattito. Partendo dal presupposto che il nostro Paese ha un altissimo tasso di corruzione, il MoVimento 5 Stelle ha fatto una battaglia su questo tema e tutto è finito nel frullatore. C'è stato un impazzimento. Rispetto a tutto quel periodo, qualcosina è cambiato. Vediamo di volta di volta. Ci sono alcune resistenze, come nel nostro campo, poi ognuno decide di fare il giornalista come crede".

Si ricorda sempre che chi condannò suo padre poi fece carriera. In Italia funziona ancora così?

"Quando si parla di queste cose è sempre molto difficile generalizzare. Io ho molto rispetto della magistratura e della Giustizia, quella sana. E proprio per rispetto verso tutte quelle persone che lavorano, magari nell'ombra e con coscienza e sacrificio, provo fastidio a generalizzare. Ti posso dire di sicuro che nel mio caso nessuno ha pagato e che hanno fatto carriera. E che di sicuro ce ne sono altri. E che ad oggi il magistrato, se sbaglia, paga meno rispetto ad altre professioni".

Proviamo però una generalizzazione: il giustizialismo è al tramonto? Almeno sotto il profilo culturale..

"Se devo dire sì o no, mi auguro di sì, ma non ne sono ancora molto convinta proprio per via del profilo culturale, che e è legato a quello che il Paese attraversa. L'Italia è stanca per tutto quello che ha passato in questi ultimi due anni ed è incattivita anche se per aspetti minoritari. Il Paese non si sente rappresentato: questo lo abbiamo visto con la tornata delle amministrative. Ci sono degli indicatori che ci aiutano a capire che tutta questa tendenza va indirizzata verso qualcosa che non trovi sfogo nella prima cosa utile. Qualcosa che può essere 'quanto sono brutti questi', perché 'sono politici e sono tutti ladri' e 'quanto sono belli questi' perché sono minoritari... . Siamo un clima derby, che segna il Paese da qualche anno".

Viene tirata in ballo dal Fatto Quotidiano, con l'articolo "il pubblico non capisce di che banda è Gaia" per il "caso Renzi", ma lei non è "ossessionata" da Renzi...

"Ho risposto dicendo che quello era l'esempio lampante di come quel giornale utilizzi pro domo sua qualunque cosa. Da spettatrice, ma anche da giornalista, avendo visto quell'attesa trasmissione (la puntata di Otto e Mezzo che ha ospitato Renzi, che si è confrontato con Marco Travaglio e Massimo Giannini, ndr), ho detto che mi è sembrato un 'regolamento di conti tra 'bande''. Era tutta una roba in cui si schiumavano addosso. Io non sono ossessionata da Renzi. Trovo, tanto per essere chiari, che ci sia un problema di opportunità sul fatto che lui vada, da senatore, a fare le conferenze in Arabia Saudita, ma possiamo parlarne. Non trovo che sia utile pubblicare l'estratto conto o quello che era. Se Renzi ha guadagnato ventimila euro per aver fatto un libro o per altre attività non me ne frega niente: non è un dato di reato, quello. Poi puoi pubblicare altre cose che erano agli atti, ma in quel caso è stato pubblicato tutto".

Tutto nasce dal suo tweet sulla puntata di Otto e Mezzo...

"Siccome siamo arrivati alla saga quotidiana su Renzi - una saga in cui ogni giorno c'è una mail - non trovo che sia questo il modo, dato che me lo dovrà spiegare la magistratura il perché. C'è semplicemente una guerra in atto tra bande e questo va detto. Poi, se vuoi usare il mio tweet per farmi male, primo non mi fai male. E si tratta esattamente il fango che imputi agli altri. Oggi (ieri, ndr), ti faccio un piccolo esempio, sul Fatto Quotidiano c' era un articolo su Parenzo e la De Gregorio che hanno avuto ospite la Boschi sabato. Un articolo in cui ovviamente che si dice? Che sono due paggetti, che le domande erano sceme... . Cioè, siamo tutti cretini, tranne Il Fatto Quotidiano, che è l'unico che sa fare le domande, che sa fare giornalismo e che sa fare tutto... . Anche meno, no?".

Lei ha twittato, dicendo che non si tratta di difendere Renzi in sé ma un principio...

"Sì, perché se tu devi pubblicare una roba mia che è agli atti, ma se in quella roba mia c'è scritto che io ho preso soldi per attività assolutamente lecite, comunque stai facendo passare un messaggio che non va bene. Magari ne riparleremo quando sarà finita l'inchiesta sulla Fondazione Open o quando avrà deciso la magistratura. Ma per me è uguale: uno si può chiamare Letta, Berlusconi... . L'ossessione di Renzi non ce l'ho io: non sono renziana, non voto, se ho qualcosa da dire a Renzi glielo dico. Vale per lui e per tutti gli altri. Io sono una persona libera".

La prossimità tra certo giornalismo e certe procure continua a fare danni, non crede?

"In questo caso, quelle mail sono agli atti. Dunque non è successo nulla di che. Su tante altre cose è ovvio che sia così".

Per cui - immaginiamo - converrà sull'inopportunità di pubblicare dati ultrasensibili a mezzo stampa... . Esiste un limite giornalistico?

"Il limite del buon senso. Dipende da quello che vuoi dimostrare e che hai scoperto. A mio parere, pubblicare che lui ha ricevuto soldi dall'Arabia Saudita non agggiunge e non toglie. Questo - ripeto - lo sappiamo: ha fatto delle conferenze. É ovvio che sia stato pagato, non è quello il tema. Si può parlare di opportunità politica, ma in un altro modo secondo me".

Qualche mese fa, ha dato ragione al presidente Berlusconi sul "calvario" subito da chi finisce nel "gorgo" della Giustizia. La pensa ancosa così?

"Sì, certo. Purtroppo spesso e volentieri, se incappi in certi meccanismi, non ne esci più o, quando ne esci, è troppo tardi. C'è un tema: quello della Giustizia che è troppo lenta. Una persona non può rimanere un imputato a vita. Insomma, le argomentazioni di cui sentiamo parlare da trent'anni..".

Non pensa sia finalmente ora di pacificare la guerra - perché di guerra si è trattato - tra magistratura e politica?

"Dovrebbe essere così, ma sarebbe dovuto essere così già adesso. Abbiamo assistituto a delle cose invereconde accadute in magistratura, ma mi pare che non sia successo nulla.

E questo è vero per ben due governi che si sono succeduti: i gialloverdi ed i giallorossi. Il presidente della Repubblica, giustamente, si è indignato sul Csm e tutto quello che ne è venuto fuori. Ti chiedo se ad oggi è cambiato qualcosa: non mi sembra".

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