Lasciò morire la figlia, "terrorizzata" davanti ai giudici

Alessia Pifferi in tribunale per l'incidente probatorio. I legali: serve una consulenza neuroscientifica

Lasciò morire la figlia, "terrorizzata" davanti ai giudici

Viso tirato e sguardo pietrificato, Alessia Pifferi, la donna accusata dell'omicidio pluriaggravato della figlia Diana di quasi 18 mesi, è stata scortata ieri in tribunale a Milano per l'udienza dell'incidente probatorio sulle analisi sul contenuto del biberon e su altri oggetti del piccola.

La donna accompagnata dagli agenti della Polizia Penitenziara e dai suoi avvocati, Solange Marchignoli e Luca D'Auria, si è infilata nella stanza del gip Fabrizio Filice senza dire nulla. All'udienza partecipavano anche i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, titolari dell'inchiesta. Il giudice e le parti hanno formalizzato il conferimento degli incarichi ai rispettivi consulenti per svolgere gli «accertamenti tecnici di natura biologica e chimico-forense sul materiale in sequestro», tra cui il latte residuo contenuto nel biberon che era accanto alla culla in cui la bimba è stata trovata senza vita lo scorso 20 luglio.

«Parla sempre di sua figlia, chiede sempre della bambina, si rende conto che non l'abbraccerà mai più. Passa da fasi di sconforto e di pianto ad altre in cui non ha nessuna cognizione di quanto accaduto», hanno riferito gli avvocati, cercando di spiegare il suo stato d'animo davanti a una folla di giornalisti e telecamere, presenti al settimo piano del tribunale di Milano. «È terrorizzata - ha sottolineato l'avvocato Marchignoli - ha paura, vive ovattata in carcere e queste telecamere le fanno paura. A me fa tenerezza, è spaventata da questa attenzione mediatica. Dopo l'iniziale caccia alle streghe bisogna capire che ha una storia drammatica, vogliamo fare luce su quanto accaduto senza inventare storie».

Per questo la difesa ha chiesto al giudice di poter fare entrare in carcere gli esperti per «una consulenza neuroscientifica». «Preferiamo agire con i guanti di velluto e quindi, per non inquinare il suo ricordo, lasciare ai consulenti questo compito, ossia capire cosa comprende. Vogliamo vedere - precisa l'avvocato D'Auria - come questa persona si relaziona rispetto alla realtà che non è per forza la capacità di intendere e di volere». Una richiesta a cui la procura si è opposta - titolari del fascicolo sono i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro - mentre il gip Fabrizio Filice si è riservato di decidere nei prossimi giorni.

Intanto, nulla di fatto sul fronte dell'incidente probatorio: serve nominare anche un genetista per procedere all'analisi del contenuto sul biberon, su una bottiglia d'acqua e la boccetta di benzodiazepine trovati accanto alla culla.

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