Divorziare è una cosa seria, come è serio il matrimonio e la complessa rete di diritti/obblighi che origina. Ma può una società sempre più social e improntata al ridimensionamento di ogni valore smentire se stessa? Ovvio che no ed ecco il divorzio online: ci si ritrova liberi, con buona pace di tribunali, avvocati, trattative logoranti e spendita di risorse nervose ed economiche. La Gran Bretagna non è nuova a tecniche di semplificazione estrema nel diritto di famiglia: dopo i tagli di Cameron alle spese di giustizia e all'assistenza legale, è da anni che imperversano portali di consulenza che, con poche sterline, guidano i coniugi a stilare divorzi preconfezionati. È proprio questo il rischio: come i fiocchi di neve, nessun matrimonio è uguale all'altro. In ogni vicenda coniugale esiste un'infinitità di delicatissime variabili che non permette di poter standardizzare separazioni e divorzi né di liberalizzare pericolosissimi fai-da-te. Queste modalità fanno risparmiare denaro nell'immediato, ma lasciano in eredità, senza un'adeguata ponderazione che passa solo dalla consulenza di un professionista, vuoti regolamentativi e obbrobri contrattuali che i coniugi rischiano di pagare per la vita.
Un po' come l'auto-diagnosi del dottor internet e di chi, con il favore della rete, si scopre primario. Il divorzio con un clic accede a uno step persino più evoluto: elimina ogni filtro e ci si può inventare avvocati di se stessi. Poi ognuno si tenga le conseguenze e non pianga per l'errore irrimediabile. L'Occidente è la patria del diritto ma rischia di adottare soluzioni giuridiche che sono proprie di civiltà molto meno evolute, come accade nei Paesi dove è in voga il talaq, il ripudio. In India un marito musulmano può abbandonare legalmente moglie e figli pronunciando tre volte la parola talaq (ti lascio), anche via sms, Facebook o Skype. Non credo sia la prospettiva che auguriamo a noi stessi e a coloro cui vogliamo bene: se la società sprofonda lo Stato deve porre un argine e frenare questa deriva.
La famiglia è la cellula primigenia della società e va tutelata nel suo sorgere e nel suo scioglimento. Il problema è questo: quelli che sono seri in questioni ridicole saranno ridicoli in questioni serie. Lo diceva Catone il Censore ed è la triste fotografia dei giorni nostri.
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