Ci risiamo, il combinato disposto animalisti e Tar colpisce ancora per bloccare la soppressione dell'orsa Jj4 colpevole della morte del giovane Andrea Papi in Trentino.
Il Tar di Trento ha sospeso l'ordinanza dell'8 aprile firmata dal presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti con cui si stabiliva l'abbattimento dell'animale. Tutto rimandato all'11 maggio quando è stata fissata la camera di consiglio dopo il ricorso della Lega Anti Vivisezione (Lav Italia) e l'associazione Lega per l'Abolizione della Caccia (Lac). Il Tar, prima di assumere una decisione definitiva, ha richiesto una relazione approfondita dei fatti e il parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). È proprio l'Ispra a considerare «problematici» tre orsi, la femmina «Jj4» e i maschi «Mj5» e «M62». Ciò significa che, degli oltre centoventi esemplari di orsi presenti in Trentino, solo tre potrebbero essere abbattuti perché giudicati pericolosi per l'uomo. Nonostante ciò, gli ambientalisti, con un approccio ideologico, continuano a ricorrere al Tar che blocca gli abbattimenti dei plantigradi pericolosi rischiando di mettere in pericolo la vita di altre persone.
Già nel 2020, lo stesso orso che ha ucciso Andrea Papi, aveva aggredito un padre e un figlio miracolosamente sopravvissuti e la provincia di Trento ne aveva chiesto la cattura ma il Tar, dopo il risorso degli animalisti, si era opposto all'ordinanza. Oltre alla tragica fatalità, la vicenda dell'orsa Jj4 è una catena di errori che lascia senza parole. Jj4 è nato in Trentino da due esemplari provenienti dalla Slovenia nell'ambito del progetto Life Ursus (finanziato dall'Ue) che prevedeva di popolare di plantigradi i boschi del Trentino. Dei cinquanta previsti, oggi siamo oltre centoventi con una situazione sfuggita di mano. A spiegare come stanno le cose sono i genitori di Andrea Papi: «Noi vogliamo giustizia da parte di chi non è riuscito a creare il giusto equilibrio quando è stato il momento», aggiungendo «quanto fatto con il Life Ursus è sfuggito di mano». Non sembra aver colto il punto della questione il portavoce nazionale dei Verdi Eleonora Evi che afferma «bene la decisione del Tar, l'uomo non sia dominatore della natura».
Eppure è lo stesso direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo (spesso citato come esempio virtuoso dagli animalisti) Luciano Sammarone a spiegare «non è giusto uccidere un orso, ma è necessario per rispettare quel patto di convivenza in un posto dove gli orsi non erano più abituati a stare». Basterebbe che il buonsenso prevalesse sull'ideologia degli ambientalisti per giungere a un compromesso a tutela dell'equilibrio uomo-natura.
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