L'assegno unico per i figli, che il governo intende varare dal primo gennaio 2022, rischia di determinare un peggioramento del livello degli aiuti per il 29,7% dei nuclei familiari. È quanto emerge da una ricerca della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro che cita l'analisi Istat presentata in sede di audizione sul disegno di legge. Occorre ricordare che il nuovo sussidio proposto dal ministro della Famiglia, Elena Bonetti, sebbene conti su uno stanziamento di circa 22 miliardi, sostituisce sia il sistema degli assegni familiari che le detrazioni Irpef sui figli a carico. Al loro posto arriverà l'assegno unico del valore massimo di 250 euro mensili, fruibile sia cash che sotto forma di credito d'imposta anche da autonomi e disoccupati.
I problemi e le asimmetrie, tuttavia, non mancano. In particolare, fanno notare i consulenti del lavoro, resterebbero penalizzati i nuclei familiari con figli over 21 a carico dei genitori, le famiglie particolarmente numerose in quanto la scala di equivalenza dell'Isee dal quarto figlio attribuisce valori in proporzione inferiori e le coppie di fatto in quanto l'Isee si calcola sui redditi di entrambi i genitori, mentre oggi gli assegni familiari si computano sul reddito del genitore che richiede il sostegno. Ultimo ma non meno importante, le famiglie facoltose rischiano di subire un'ulteriore stangata in quanto perderebbero il minimo di detrazioni di cui oggi godono a fronte di un assegno sostanzialmente nullo.
La Fondazione Gorrieri e l'Arel hanno effettuato due simulazioni esemplificative. Nel primo caso una famiglia con un figlio maggiorenne a carico, un neonato e Isee inferiore a 30mila euro vedrebbe ridursi gli aiuti da 4.550 euro annui a 3.860 euro con una perdita di 690 euro (56,5 euro al mese). Un nucleo con due figli minorenni a carico e Isee superiore a 35.500 euro (ma inferiore a 52.000 euro) guadagnerebbe oltre 100 euro al mese passando da 2.000 a circa 3.300 euro annui di aiuti.
Ancor più impressionante il dossier realizzato dalle Acli. Secondo la simulazione, un cittadino romano con 15.200 euro di imponibile, moglie e figlia minore di tre anni a carico, con 1.650 euro di assegno oggi ha un netto di 16.850 euro (15.200 euro reddito imponibile 0 Irpef 0 Addizionali + 1.650 euro di assegni familiari). Ma domani, i 3mila euro annui di assegno (250 euro al mese per 12) porteranno a un netto inferiore pari a 16.540 euro (15.200 euro reddito imponibile 1.259 euro Irpef 401 euro addizionali + 3.000 euro di assegno unico). Una milanese con 20mila euro di imponibile e una figlia a carico appena nata, in assenza dell'altro genitore metterebbe insieme un assegno al nucleo familiare da 1.232 euro; un Bonus bebè da 1.440 euro per un netto di 19.903 (20.000 euro reddito imponibile - 2.243 euro Irpef - 526 euro addizionali + 1.232 euro di assegni + 1.440 euro Bonus Bebè).
Domani, con i 3mila euro di assegno, avrebbe un netto di 19.014 euro causa perdita detrazioni Irpef. Di qui la necessità della clausola di salvaguardia per l'invarianza dei sussidi. Costa almeno 800 milioni, ma reperirli è veramente un'impresa.
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