La foto di tre direttori, Alessandro Sallusti, Maurizio Belpietro e Pietro Senaldi, sono una di fianco all’altra. La didascalia è chiara, sebbene poco lusinghiera: vengono definiti le “trombe della destra italiana" da additare come "mercenari". Forse i direttori ci saranno abituati, chissà quante frasi simili saranno apparse sul web negli ultimi anni. Solo che stavolta a pubblicarle non è un lettore infuriato o un elettore dalla tastiera facile. Ma Claudio Mazzanti, navigato politico di lungo corso, con una importante carica amministrativa sulle spalle: quella di assessore alla mobilità del comune di Bologna.
Tutto inizia quando due giorni fa, nel tardo pomeriggio, tal Maurizio pubblica un post sulla pagina “Con Nicola Zingaretti per cambiare” (sic!) dove accusa i tre direttori di attaccare il governo ogni tre per due ma di non aver scritto “nulla, sottolineo nulla, del fatto anomalo che ha visto tornare in pista i vitalizi pieni per ex parlamentari”. Critica legittima, per carità. Sorvoliamo sui commenti apparsi in calce al post vergati dai seguaci di Zinga (i più gentili sono “lecchini”, “topi di fogna”, “somari bavosi”, “venduti” e via dicendo). Segnaliamo solo che qualcuno avrebbe voluto aggiungere anche Borgonovo, Giordano, Bechis, Capezzone e la Maglie (quasi mi dispiace di esserne rimasto fuori). E ci concentriamo sul like lasciato da Mazzanti. Dopo il pollice all’insù, infatti, ieri pomeriggo l'assessore ha pure condiviso il post sul proprio profilo Facebook (privato, ma il personaggio è pubblico e le notizie circolano). Sopra le foto ha scritto: “Normale, sono le trombe della destra italiana, profumatamente pagati, una volta si chiamavano mercenari”.
Di esperienza politica Claudio Mazzanti ne ha da vendere. Dunque dovrebbe sapere che certi commenti forse sarebbe meglio non pubblicarli sui social network. Bolognese doc, ex funzionario Acer in pensione, la sua militanza inizia col PCI e poi si trasforma nel Pd. Classe 1953, approda a Palazzo D’Accursio nel 2009 dopo la classica gavetta nel consiglio di quartiere. Già presidente del gruppo Pd nella città delle torri, lo scorso febbraio viene nominato dal sindaco Merola nuovo assessore alle Politiche per la mobilità. Insomma: un profilo politico di rilievo, non l’ultimo degli iscritti piddini. Immaginate cosa sarebbe successo se nel mirino fosse finito, chessò, il direttore di Repubblica. Un putiferio.
In difesa dei direttori schiera Fratelli d’Italia. “Purtroppo, in particolare a Bologna, il Partito Democratico è ancora questo: predica bene e razzola male. Si difende la libertà di stampa solo quando fa comodo, salvo poi screditare il lavoro di chi non la pensa come loro. Avviene in molti ambiti, basti pensare alla tanto sbandierata violenza sulle donne che si scontra con un silenzio ipocrita quando ad essere attaccate sono Meloni, Ceccardi o donne di destra”, dice Marco Lisei, consigliere regionale di Fdi. “Un'ipocrisia davvero imbarazzante a cui purtroppo siamo abituati - gli fa eco Galeazzo Bignami, deputato Fdi - L'assessore Mazzanti, uomo di fiducia del sindaco, viene da quella cultura politica, partigiana e faziosa. Non ci aspettiamo quindi nessuna bacchettata da parte del partito o di Merola.
Per noi la libertà di stampa va sempre tutelata, non ci sono mercenari, ma persone che esprimono il proprio pensiero e che fanno il loro lavoro, chi meglio e chi peggio, chi in modo più o meno fazioso. Si chiama democrazia e rispetto per i lavoratori”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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