L'utima notizia è l'intervento dei servizi segreti austriaci (Bvt) che hanno aperto un'inchiesta sulle minacce rivolte attraverso i social media alla ministra dell'Integrazione del governo di Vienna, Susanne Raab. A sei giorni dalla pubblicazione della mappa dell'islam, la polemica politica non accenna a stemperarsi nel Paese alpino. Giovedì scorso il gabinetto guidato dal cancelliere Sebastian Kurz è stato travolto dalle polemiche dopo aver pubblicato la cosiddetta «mappa dell'Islam»: un piccolo atlante interattivo che riporta la posizione delle circa 600 moschee presenti nel Paese, delle associazioni dei musulmani e dei loro rappresentanti da Vienna a Linz, da Klagenfurt a Innsbruck.
La ministra Raab ha ribadito che la pubblicazione della mappa era da intendersi come «un servizio» rivolto ai cittadini e agli immigrati di fede islamica presenti nel Paese. Un esercizio di trasparenza destinato a rafforzare la lotta contro le tendenze radicali, aveva spiegato giorni prima Raab in conferenza stampa con il teologo islamico Mouhanad Khorchide.
La pubblicazione è stata molto criticata dalle principale organizzazioni della comunità musulmana austriaca, circa 700mila persone in un Paese da 9 milioni di anime. Secondo la Comunità dei credenti islamici in Austria (Iggö) la mappa «dimostra il chiaro intento del governo di stigmatizzare tutti i musulmani come un pericolo potenziale». Da parte sua la gioventù musulmana austriaca (Mjö) ha minacciato una causa contro il governo, asserendo che «la pubblicazione di tutti i nomi, le funzioni e gli indirizzi delle istituzioni islamiche rappresenta un superamento delle frontiere senza precedenti». «Immaginate se lo avessero fatto con gli ebrei o i cristiani», è stato il commento di Tarafa Baghajati dell'Iniziativa musulmani in Austria (Imö). In imbarazzo i Verdi, partner di coalizione dei popolari del cancelliere Kurz: «Il progetto mescola musulmani e islamisti ed è l'esatto contrario dell'integrazione», ha dichiarato Faika El-Nagash del partito ecologista. Anche il Consiglio d'Europa ne ha chiesto il ritiro tramite il rappresentante del Consiglio per gli episodi di odio antisemita e anti-musulmano, Daniel Hoeltgen.
A irritare i rappresentanti dell'Islam è stata anche la circostanza che la compilazione della mappa è stata affidata al Centro di documentazione sull'islam politico. Sotto la guida scientifica di Khorchide, il centro è uno strumento utilizzato dal governo federale per indagare i legami fra le moschee austriache e i paesi stranieri che cercano di imporre la propria agenda islamica al piccolo paese europeo. I rapporti fra stato e moschea in Austria sono di antica data: la prima Islamgesetz («Legge sull'Islam») vide la luce nel 1912, sotto l'imperatore Francesco Giuseppe. Khorchide e Kurz sono convinti sostenitori del bisogno di recidere il legame soprattutto finanziario fra i luoghi di culto islamici in Austria e i finanziatori stranieri del radicalismo, favorendo invece un islam austriaco.
Il progetto prevede che l'islam sia insegnato nelle scuole da docenti che parlano tedesco e predicato nelle moschee da imam formatisi in Austria. Lo scorso 20 novembre un islamico radicale austriaco di origine albanese ha ucciso 4 persone a Vienna in un attacco compiuto in nome dell'Isis.
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