Milano - Ha dato chiari segni di squilibrio. No, sta recitando una parte per evitare le conseguenze penali peggiori. Nel giorno dell'interrogatorio di garanzia di Ousseynou Sy il suo legale, l'avvocato Davide Lacchini, insiste sulla necessità di una perizia psichiatrica per l'uomo nato in Senegal con cittadinanza italiana che mercoledì a San Donato ha dirottato un autobus con a bordo 51 ragazzini delle medie. Mentre gli inquirenti pensano che il 46enne sapesse bene cosa faceva. «Non mi è sembrato», risponde il gip Tommaso Perna all'uscita dal carcere di San Vittore a chi gli chiede se Sy abbia davvero manifestato sintomi di uno squilibrio mentale.
L'interrogatorio davanti al giudice, fissato per le 15.30, dura poco più di un'ora. L'uomo, arrestato con le accuse di strage, sequestro di persona, incendio e resistenza finalizzati al terrorismo, ha risposto alle domande del capo del pool anti terrorismo della Procura di Milano Alberto Nobili e del pm Luca Poniz. Sy ha spiegato di aver agito dopo aver sentito «le voci dei bambini che stavano morendo nel Mediterraneo» che gli chiedevano di fare «qualcosa di clamoroso affinché questo non accada più». L'indagato è apparso «più o meno tranquillo». Si trova nel reparto protetti del carcere milanese, quello riservato tra gli altri a sex offender e pentiti. È stato trasferito dopo la prima notte in cui gli altri detenuti hanno bersagliato la sua cella con uova e arance. «Ha dato seri segni di squilibrio - ha ribadito il difensore -. Ma non ha perso alcun parente in mare. E non ha mai detto che rifarebbe cento volte ciò che ha fatto. Ha ripetuto che non era sua intenzione fare del male ai ragazzi». Nel rispondere alle domande il 46enne aveva un tono «animoso, non aggressivo». Ha ribadito di aver girato un video di rivendicazione con il telefonino e di averlo inviato ad alcuni amici, ma gli inquirenti non l'hanno trovato.
Aggiunge l'avvocato Lacchini: «Voleva che la sua azione avesse il massimo impatto internazionale. Il suo messaggio era che gli africani non devono più venire in Europa. L'elemento nuovo rispetto alle dichiarazioni delle prime ore è che oggi ha lodato il governo italiano per la politica sui migranti. Perché, dice, l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea che si impegna e spende denaro per salvare vite in mare». Ma allora perché ha colpito qui? «Non posso certo attribuire al mio assistito una linearità di comportamento», risponde il legale. Non ha comunque mai fatto riferimento a motivazioni religiose, ha solo detto di voler reagire allo sfruttamento dell'Africa da parte dell'Europa. Nel chiedere al gip la custodia cautelare in carcere per l'attentatore, i pm hanno sottolineato che Sy potrebbe fare altre azioni simili. C'è in sostanza il pericolo di reiterazione del reato. I pm sono anche convinti che sia stato l'indagato a dare fuoco all'autobus, mentre lui continua a sostenere di aver sparso benzina per scoraggiare l'intervento delle forze dell'ordine e che le fiamme sono divampate accidentalmente.
Il senegalese ha di nuovo negato di avere avuto una pistola, che in effetti non è stata ritrovata, e che il coltello usato per minacciare gli ostaggi lo portava sempre con sé sul mezzo per difendersi nel turno di notte. La decisione del gip sulla convalida dell'arresto e sulla custodia cautelare in carcere è attesa nelle prossime ore. L'esito dovrebbe essere scontato, considerato anche che Sy ha ammesso i fatti.
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