Il «lavoro» di Prada ti fa bello L'eleganza utile di Miuccia

Studenti in passerella con Msgm che va all'università Eleventy e Daks fanno gli inglesi. Curradi è a km0

L'anima industriale di Prada prende vita in un magistrale gioco delle parti tra contenuto e contenitore. La sfilata si svolge nel gigantesco magazzino di viale Ortles, alla periferia Sud di Milano dove sorge anche la celebre Fondazione. Modelli e modelle camminano tra centinaia di casse arricchite e riadattate con simboli ambigui scelti dallo studio Amo di Rem Koolhaas per esprimere le stratificazioni identitarie di una maison che ha un ruolo centrale nella contemporaneità. «È il magazzino ideale di Prada» dice la grande signora del made in Italy senza rivelare il contenuto delle casse. Inevitabile pensare che dentro quelle scatole di legno ci siano chissà quali capolavori d'arte. Ma poi arriva la moda ed è come il canto del gallo (tra l'altro presente nella misteriosa simbologia iconografica del set) che afferma categorico con il suo chicchirichì: «Io sono io e voi vi dovete svegliare». Alle prime uscite tutte in nylon nero e con le tipiche forme del cosiddetto workwear pensi che in un mondo perfetto i magazzinieri si vestirebbero così. Le forme sono squadrate, essenziali, prive di qualsiasi decorazione superflua ma con un semplice badge di quelli che identificano gruppi, visitatori o curiosi. I ragazzi hanno in testa un cappellino da pioggia sempre in nylon nero. Le ragazze indossano lunghi guanti di coccodrillo che hanno una loro utilità perché anche i capispalla imbottiti hanno le mezze maniche e la linea a trapezio tipica dell'alta moda. Ci sono molti anorak sia corti che al ginocchio, indossati dagli uomini tanto con i pantaloni lunghi quanto con i bermuda, mentre per le donne si tratta sempre di gonne a tubo di stufa. All'improvviso arrivano gli stessi capi però stampati con ricchi e doviziosi colori tropicali. I disegni sono: banane, pesci, fiori, grano e immagini dallo spazio. Il messaggio ecologista arriva forte e chiaro anche perchè Lady Prada rivela che su quel nylon sono in corso studi perché diventi totalmente riciclabile entro breve tempo. Per le ultime uscite con tailleur femminili e cappotti maschili coloratissimi (verde bandiera, rosso ciliegia, viola o blu copiativo) termosaldati e definiti da bordi laccati scatta spontanea la standing ovation personale. Ci vuole coraggio a non seguire il canto delle sirene dell'imperante decorativismo modaiolo.

Studia che ti passa «C'è una generazione di ragazzi positivi, interessanti ed eleganti, di un'eleganza tutta da scoprire» dice Massimo Giorgetti, direttore creativo di MSGM che ieri ha presentato una bella collezione uomo per il prossimo inverno alla Statale di Milano. In passerella al posto dei modelli 40 studenti delle università milanesi con cui il designer ha collaborato per identificare usi e costumi, segni e disegni, parole e colori: una mappa squisitamente italiana del vestire giovane che prende le distanze dal cosiddetto streetwear. Perfino le parole usate come patch su felpe e pullover ci sono scritte in italiano anche con qualche voluto svarione. Si passa da «HAILOVIU» a «È ORA DI CAMBIARE», fino a uno struggente «MILANO RITORNO LO GIURO». Giorgetti racconta di aver trovato questi messaggi su banchi, bagni e muri: un vocabolario dei sogni e dei bisogni di questi ragazzi. Forse non tutti si presenteranno agli appelli d'esame con il completo in velluto a coste rosa bubble gum, ma di sicuro saranno in tanti ad adorare i calzoni di fustagno, tutti i giubbotti, le cravatte sottili e le camicie con la pianta di Milano.

La poesia della natura Federico Curradi abita a Greve in Chianti e ama follemente la natura. È anche molto bravo e adora la sua terra tanto da produrre una moda a chilometro zero o giù di lì. A Prato, capitale mondiale dei tessuti riciclati, ha fatto fare i meravigliosi pullover in cashmere rigenerato. Da Faliero Sarti, brand noto nel mondo per sciarpe e pashmine di rara bellezza, si è procurato l'impalpabile tessuto delle sue camicie. E poi ha scovato un metodo per colorare foglie, fiori e rami che pressati tanto sui tessuti quanto sulle maglie lasciano la loro impronta. Poetico è dir poco: lusso sostenibile.

Inglesi d'italia Daks, storico marchio inglese oggi disegnato da Filippo Scuffi e totalmente prodotto in Italia, lascia le passerelle femminili di Londra per Milano con una bella sfilata co-ed (uomo e donna) che racconta le magnifiche ossessioni dello stile britannico. Sua maestà il check, nome in codice del mitico quadretto, compare per lui in un a solida lana da drapperia, per lei in un evanescente chiffon, ma sempre con un perfetto ed esclusivo melange di grigio e verde. Non manca il classico pied de poule accessoriato però con rara elegante. Bellissimo il casting (dai ragazzi con le orecchie a sventola ai settantenni di charme) per non parlare della colonna sonora. Anche da Eleventy «le brit c'est chic» con una bella reinterpretazione del velluto a coste, dell'Harris Tweed e del fustagno. Tutto è più morbido, leggero e contemporaneo anche per via di un nuovo uso del colore. Arancio, rosso e un pizzico di giallo spezzano l'aplomb rassicurante del cammello e del grigio fumo di Londra.

Cow boy e fumetti Dean e Dan Caten, i gemelli irresistibili di Dsquared2, hanno una vera passione per i cow boy con il loro corollario di belle del saloon, cappelli stetson, camicie con lo sprone e stringicollo alla John Wayne. Stavolta però al posto delle mandrie da guidare, degli indiani da combattere e dei duelli da mezzogiorno e mezzo di fuoco il film prevede solo notti in discoteca. Lo stile western è un po' troppo didascalico per essere nuovo ma la sfilata apre con Bella Hadid, chiude con Kendall Jenner e in mezzo ci sono pezzi stupendi come il cappotto in cashmere nero con lo sprone di vernice. Interessante il debutto di Giuliano Calza, 29 anni, nato e cresciuto a Posillipo, studi a Londra, un anno a Shangai e dal 2014 autore della griffe GCDS che sta per «Dio può distruggere lo streetwear».

Inevitabile chiedergli perché lo continua a fare. «So di appartenere a una generazione di annoiati» risponde. E combatte la noia con capi e accessori pop ispirati dai fumetti Silly Symphony prodotti da Walt Disney negli anni Venti del secolo scorso.

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