Si è spento a Roma all'età di 85 anni Giuseppe Ciarrapico. Secondo quanto riporta l'Adnkronos, Ciarrapico è morto questa mattina intorno alle 7,40 nella clinica Quisiana a Roma dove era ricoverato da qualche tempo.
Ciarrapico editore e imprenditore
Inizia la sua carriera con un’azienda tipografica di Ciampino che, oltre a stampare i manifesti per il Movimento Sociale Italiano, editava anche dei libri sulla storia del fascismo della Repubblica Sociale. Nel corso degli anni mette su un vero e proprio network di giornali locali come Ciociaria Oggi, Latina Oggi e Nuovo Oggi Molise che vendeva oltre 50mila copie. “Con Andreotti negli Usa incontrammo l’editore del Washington Post. Ci disse che i soldi veri li faceva con Bronx News. Lì ho capito tutto”, rivelerà. Negli anni ’80 Ciarrapico, detto ‘Er Ciarra’, compra le Edizioni del Borghese di cui Marcello Veneziani era direttore editoriale ma la sua indole imprenditoriale travalica il mondo del giornalismo. Diventa proprietario delle terme di Fiuggi e viene ribattezzato ‘Re delle acque minerali’, accrescendo pian piano il suo potere e la sua influenza. Sono sue anche alcune cliniche private, tra cui la più nota è Villa Stuart e, in seguito, acquisterà la Casina Valadier al Pincio e il caffè Rosati a piazza del Popolo. Nel 1990 Ciarrapico, su richiesta di Giulio Andreotti, fa da intermediario tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti nella vicenda nota come ‘Lodo Mondadori’. Ma a volere la sua presenza fu soprattutto Carlo Caracciolo, all’epoca presidente dell’Espresso, che racconterà: “Lo incontrai con un pretesto, segnalargli Vissani come chef per la sua Casina Valadier. In realtà volevo chiedergli di spiegare ad Andreotti che la vittoria di Berlusconi su Mondadori si trasformava in una vittoria di Craxi. Si fece di colpo attentissimo. Sentito Andreotti ci convincemmo tutti che Ciarrapico era l’unico mediatore possibile”.
I guai giudiziari ed economici di Ciarrapico
“In pari grado vulcanico e approssimativo, s’era messo fermamente in testa di essere amico di tutti. Del Msi e della famiglia Almirante lo era fin dalla metà degli anni Quaranta; però si mise pure a rifornire di acqua di Fiuggi i festival dell’Unità e tentò di premiare Ingrao; promise a Craxi di acquistargli il glorioso Avanti!; finanziò le più divertenti e azzardate iniziative editoriali para-cielline. Al culmine del trullallà partitico e finanziario diede soldi perfino al Psdi, e per estremo paradosso fu la cosa che sul piano giudiziario gli costò più cara”, scriverà Filippo Ceccarelli di Repubblica in un ritratto del personaggio ‘Ciarra’ la cui parabola discendente arriva con Tangentopoli. Nel 1991 diventa presidente della A.S. Roma ma, trascorsi due anni, deve cedere la squadra ai Sensi dopo che viene arrestato per bancarotta fraudolenta per lo scandalo della Safim-Italsanità che vede coinvolto anche Mauro Leone, figlio di Giovanni, l’ex presidente della Repubblica. Sempre nel ’93 viene arrestato per finanziamento illecito ai partiti e solo sette anni dopo viene condannato in via definitiva e, data l’età avanzata, affidato ai servizi sociali. Nel ’98 arriva la sentenza di condanna a 6 mesi di ‘detenzione domiciliare’ per il processo sul crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi che lo vedeva indagato per bancarotta fraudolenta. Travolto dalle inchieste giudiziarie e dai debiti, Ciarrapico, nel corso degli anni, ha dovuto cedere anzitutto il suo ‘piccolo impero sanitario’ e, poi, una buona parte dei suoi giornali locali. Nel 2010, infine, è stato accusato di "stalking a mezzo stampa" nei confronti della giornalista Manuela Petescia, direttrice dell'emittente Telemolise che avrebbe molestato facendo pubblicare articoli insultanti e vignette a sfondo sessuale che la vedevano protagonista.
Ciarrapico in politica e le polemiche con Fini
Ma negli anni 2000 il nome di Ciarrapico torna in auge come grande sostenitore del centrodestra col quale si candida alle Politiche del 2008, sotto le insegne del Pdl. Una volta divenuto senatore, dirà: “Dopo Berlusconi c’è solo Berlusconi. Io lo chiamo il Padreterno”. I rapporti con Gianfranco Fini sono, invece, sempre stati pessimi. L’allora ex segretario di An, sconcertato per le dichiarazioni di Ciarrapico sul fascismo, dice che candidarlo era stato uno sbaglio. L’editore ciociaro, da parte sua, non ha mai nascosto il suo disprezzo per il delfino del suo amico Almirante: “A Fini – dirà - mi pento di aver fatto rompere solo il naso. Era il ’75. Avevano appena ucciso Mantakas a Roma. Duecento ultras, giovani e missini, arrivarono sotto la sede del Secolo d’Italia chiedendo di parlare con Almirante. Fini si agitò e prese qualche cazzotto. Made in Ciarrapico”. Nel 2010, dopo la rottura tra Berlusconi e Fini, l’allora senatore del Pdl manda su tutte le furie la comunità ebraica affermando:"I finiani hanno già ordinato le kippah? Chi ha tradito una volta tradisce sempre". Frase per la quale Ciarrapico, poi si scuserà e spiegherà: “Io mi onoro di aver indossato a Gerusalemme in tempi molto lontani la kippah al museo dell’Olocausto. In Senato ho parlato di "tradimento"di Fini che prima ostentava il saluto fascista e poi è andato in Israele a definire il fascismo il male assoluto. E per dire tutto questo si è messo la kippah”. Nel 2012, invece, nel corso della trasmissione radiofonica La Zanzara si attirerà le ire del mondo LGBT per aver detto: "Due gay che si baciano mi fanno schifo.
Durante il fascismo venivano mandati a Carbonia, scavavano e stavano benissimo. Oggi non vale nemmeno la pena mandarceli". Nel 2013 non viene ricandidato e, due anni dopo, il Senato gli toglie il vitalizio da parlamentare a causa delle sue condanne.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.