La Lega di lotta non convince come forza di governo

La Lega di lotta non convince come forza di governo

Se un mese fa poteva essere solo l'indizio di un malessere, oggi - venti e passa sondaggi dopo - la brusca frenata fatta registrare dalla Lega praticamente in tutte le rilevazioni è a tutti gli effetti una tendenza. Lo stop, infatti, è netto e trova concordi tutti gli istituti di ricerca, da Euromedia a Tecné, passando per IndexResearch, Ipsos e Demos. Con una costante: esattamente nello stesso periodo Forza Italia sta facendo registrare un aumento dei consensi che sembra essere proporzionale al calo del Carroccio. Insomma, volendo fare i conti della serva, l'impressione è che si tratti di voti che si stanno spostando all'interno dell'area di centrodestra e che dalla Lega stanno migrando nel partito di Silvio Berlusconi. Questa, con la doverosa premessa che i sondaggi vanno sempre e comunque presi con le pinze, sembrerebbe la spiegazione più plausibile.

Le ragioni potrebbero essere diverse. Chi nella Lega non vede di buon occhio la svolta «nazionale», per dire, già punta il dito contro Matteo Salvini e le contaminazioni del movimento che da qualche tempo guarda al Sud ed ha aperto le porte a politici non propriamente di osservanza padana. Una lettura forse un po' troppo condizionata dalle logiche interne al Carroccio. Più probabile, invece, che il segretario della Lega inizi - come peraltro aveva previsto lo stesso Berlusconi - a pagare il dazio di una campagna elettorale permanente che negli ultimi anni lo ha visto sempre all'attacco, con toni piuttosto coloriti e posizioni sempre molto nette. D'altra parte, non è un mistero che una cosa è fare opposizione e altra è governare o comunque proporsi come potenziale governante. Insomma, finché c'era da dare addosso agli scivoloni del governo di turno - quelli guidati da Mario Monti e Matteo Renzi hanno per ragioni diverse regalato fenomenali argomenti polemici - non era difficile conquistare titoloni di giornali e tg, spazio sui social e dunque consensi. Ora che si avvicinano le elezioni servono toni più prudenti, anche perché l'elettorato inizia a non valutare solo la protesta ma anche la proposta. E in questo senso è probabile che Forza Italia sia considerato un partito più affidabile in chiave di governo.

Per certi versi un paradosso, visto che la Lega ha dimostrato di sapere ben governare in regioni come Lombardia e Veneto. Dove però, e forse questo non è un dettaglio, sia Roberto Maroni che Luca Zaia non hanno mai cavalcato l'onda dell'antipolitica e del populismo a tutti i costi.

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