Una legge bestiale restituisce i cani salvati a chi li ha maltrattati

Il reato è prescritto e adesso gli animali rischiano di tornare dagli ex proprietari

Una legge bestiale restituisce i cani salvati  a chi li ha maltrattati

C'è Free. Si chiama come la libertà che gli ha donato Cinzia, una signora raffinata, che sfoggia il piccolo chihuahua, stretto sul cappotto, accanto a una spilla elegante, come l'accessorio più prezioso. C'è Sissi, piccola e timida, collare rosa e un nome regale: lo ha scelto Valentina, che a una principessa un po' assomiglia, dieci anni, lunghi capelli e due occhi vispi. Insieme alla mamma, mi raccontano di quando per caso l'hanno presa dal canile, spaesata e cieca: Sissi alla luce non c'era abituata, cresciuta in una cantina, così oggi all'aperto è diffidente, preferisce stare in braccio alla sua padroncina. Poco più in là, Giuseppe si trascina un po' goffo, tra tutti è lui il re della giungla, gigante fra i piccoli: gli saltano addosso, gli girano attorno, aggrappati alla sua coda. Il più sfacciato è il peloso barboncino di Andrea, Lucky: era acciaccato, quando l'ha adottato, ma a vederlo non lo diresti.

L'amore guarisce. Scorrazzano felici, però ordinati, quasi riconoscenti della loro libertà. In fila indiana, seguono il saggio «Johnny», come lo chiama la sua padrona Laura: tra loro è stato un colpo di fulmine, dice, quel giorno al canile. Sono storie che ti scaldano il cuore. Come il sole del primo giorno di primavera che splende sulla Residenza Lavernale, all'Aventino. È qui che queste famiglie hanno portato la loro testimonianza di «scippo» affettivo. Sequestrati sette anni fa ad un negozio di animali della Capitale (in tutto una quarantina di esemplari) dopo verifiche per maltrattamenti, per questi cani fu disposto l'affidamento momentaneo in canile, poi l'adozione. Le famiglie, che li hanno accolti e accuditi fino a oggi, rischiano però di vedersi strappare via questi animali. Lo prevede la legge, se l'imputato è assolto o prosciolto o il processo annullato. Una impostazione anacronistica rispetto ad altre nazioni ed anche alla legislazione comunitaria: il Trattato di Lisbona, per esempio, ha definito gli animali come «esseri senzienti». In Italia, nonostante la Cassazione abbia riconosciuto la loro capacità a soffrire, per la tradizionale distinzione tra persone e cose, figlia del diritto romano, tutelare gli animali non è cosa semplice.

Ecco perché i privati a cui vengono dati in custodia i cani, dopo esser stati confiscati e affidati a enti o associazioni, rischiano di essere costretti a restituirli, anche dopo anni di cure e di affetto. O, come in questa vicenda, col paradosso che caduto in prescrizione il reato di maltrattamento, potrebbero tornare al proprietario, di fatto impunito. «Gli animali non sono oggetti. Non possono essere sequestrati da presunti aguzzini, affidati e poi strappati alle loro famiglie a seconda dell'esito dei procedimenti penali», dice la deputata FI Michela Vittoria Brambilla, presentando insieme ai protagonisti a quattro zampe, il suo progetto di legge.

Depositato nei giorni scorsi alla Camera, il disegno punta a modificare l'art. 260 del codice di Procedura penale in materia di sequestro di animali, per prevedere che l'autorità giudiziaria ordini l'affido definitivo degli animali sequestrati. Una battaglia di civiltà. E di amore.

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