Quella di Fratelli d'Italia è una lotta contro il tempo. L'obiettivo? Evitare che decada l'istituto dell'ergastolo ostativo così come previsto da una sentenza della Corte costituzionale dell'aprile di quest'anno. Secondo la suprema Corte, infatti, questo istituto è incompatibile con alcuni principi della Costituzione (tra i quali il valore rieducativo della pena) e nella sua sentenza ha dato un anno di tempo (cioè fino alla prossima primavera) per porre rimedio a questa dissidio tra un principio costituzionale e una norma penale. A questo scopo Fratelli d'Italia ha presentato due proposte di legge, una delle quali «costituzionale».
«A noi interessa che il Parlamento dia un segnale trasversale di presenza nella lotta alla criminalità organizzata - spiega Giorgia Meloni (nella foto)nel corso di una conferenza stampa per presentare il progetto normativo -. Si deve lavorare immediatamente per arrivare a una lettura definitiva a entro maggio 2022».
In verità le due proposte di legge (la prima quella «costituzionale», che chiede il bilanciamento tra principi costituzionale come la sicurezza sociale e la finalità rieducativa della pena) sono stati depositati già a inizio estate. Il tempo, però, si sta assottigliando e la conferenza stampa di ieri è più un appello alle altre forze politiche a far presto.
«Per quella ordinaria - ricorda la leader di FdI - è già incardinato un lavoro nella commissione Giustizia alla Camera. Noi vorremmo che la nostra proposta venga adottata come testo base. I tempi ci sono, se il Parlamento decide di mettersi a lavorare si può portare a casa anche per Natale. Questo non è un tema da polemica politica, le forze politiche devono prendersi per mano e dare un segnale di fermezza a testa alta delle istituzioni e dello Stato - aggiunge la leader di Fdi -. Si rischia a maggio 2022 che mafiosi conclamati, assassini, che si sono rifiutati di collaborare con la giustizia, invece di rimanere in galera possano tornare in libertà a fare in propri comodi perché hanno avuto una buona condotta in carcere o perché hanno partecipato ai programmi di rieducazione».
Ed ecco perché il punto essenziale della proposta di legge è proprio quella di non rendere sufficiente la buona condotta per usufruire dei benefici ma serva dimostrare di aver rescisso ogni legame dall'ambiente da cui si proviene.
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