L'Emporio ha 40 anni ed è sempre giovane

Armani, sfilata e mostra per celebrare la ricorrenza. Fra tocchi esotici e leggerezza

L'Emporio ha 40 anni ed è sempre giovane

«Chi vuoi vedere?». «Chiunque» risponde una delle tante ragazzine invasate che affollano l'ingresso alle sfilate come un tempo facevano le groupie ai concerti rock. Ti chiedi se stiamo allevando una generazione di deficienti e faticosamente raggiungi l'entrata dove tutti devono mostrare, oltre all'invito, il green pass per avere l'accesso in sala. Da Emporio Armani i controlli sono per fortuna velocissimi anche se ultra severi. In passerella c'è la collezione uomo e donna della primavera estate 2022. La prima cosa che pensi guardando gli impeccabili completi in denim indossati tanto dalle ragazze quanto dai ragazzi è che nessun giovane vestito così sarebbe tanto stupido e maleducato da ammassarsi con altre persone per niente nel bel mezzo di una pandemia. Poi vedi un magnifico trench portato da lei con una piccola cravatta al posto della sciarpa e ti viene in mente una delle prime sfilate di Emporio negli anni Ottanta con quel sublime gioco del maschile al femminile che Armani ha fatto in tempi non sospetti quando ancora nessuno usava termini di moda come «no gender» oppure «inclusività». Le uscite si susseguono con veloci passaggi dall'abbigliamento formale al tempo libero con piccoli tocchi esotici (poi Armani parlerà di «abbigliamento da deserto») e un'incredibile ricerca di leggerezza. Tutto sembra volare anche se poi c'è una precisa impronta di stile che fonde e amalgama le diverse tendenze. Stavolta è un colore, il celeste in tutte le sue tonalità, capace di rasserenare gli animi. L'uscita dei primi pagliaccetti da sera in leggerissimo voile che dall'azzurro chiaro arriva quasi a sfiorare il blu, ti fa pensare a una festa in piscina con tante belle ragazze con gambe lunghe da giraffa che ballano finalmente libere dalla mascherina. Il turchese interrotto dal rosso si ritrova anche nelle proposte da sera per i ragazzi, magari sotto forma di una bella collana portata con scioltezza come solo un giovane molto elegante potrebbe fare. «Ho detto ai miei modelli di togliersi tutti la frangetta e di evitare le follie anche se stavolta gli concedo una collanina, la metterei volentieri anch'io ma non posso» dice Armani nel backstage scherzando ma non troppo. È infatti evidente la funzione educativa che ha sempre voluto avere questo marchio nato per i giovani 40 anni fa e celebrato con una bellissima mostra inaugurata ieri all'Armani Silos di via Bergognone. «I giovani si possono educare a riconoscere se stessi in un modo o in un altro, io preferisco quell'altro» conclude infatti re Giorgio. Anche da Max Mara si parla di giovinezza ed educazione citando con estremo garbo quell'idea di ribellione necessaria per diventare adulti che Francoise Sagan raccontò benissimo nel suo romanzo d'esordio Bonjour Tristesse. La Cecile elegantemente tratteggiata dal direttore creativo Jan Griffith è una figlia a cui tutte le mamme ruberebbero volentieri il guardaroba e forse il fidanzato. Da Etro è di scena un'idea di moda e di mondo che parla d'inclusione e positività: un flower power senza la minima scivolata nello stile hippie degli anni Settanta nemmeno quando arrivano i pantaloni a zampa di elefante e gli abiti a fiori cut out che l'allora giovanissima Marisa Berenson portava per andare a fare meditazione in India con i Beatles.

«Ho fatto un lavoro di sottrazione» dice Veronica Etro nel backstage, mentre, tra le modelle, si aggira una divina Bianca Balti, un'esordiente gazzella dell'Angola, una burrosa curvy: quella varia umanità che deve imparare a convivere civilmente.

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