L'erede del visionario a 5 stelle ​che in politica prende abbagli

L'accordo con gli euroscettici fu boicottato dai militanti. E quanti errori ha già fatto nella scelta dei sindaci...

L'erede del visionario a 5 stelle ​che in politica prende abbagli

La foto di Davide Casaleggio sul profilo Facebook è il suo specchio. Ha la faccia nascosta da una maschera da sub, il volto s'intuisce appena dietro lo schermo di plastica. È uno che agisce senza mostrarsi e affiora raramente. Il resto del corpo non si vede nemmeno, immerso in uno specchio d'acqua ghiacciato, un ambiente estremo, freddo come il suo carattere e infido come il mondo della politica che però il superman quarantenne intende domare. Boccaglio, bombole, tubi, muta: Davide indossa tecnologia come una seconda pelle, forse la sua vera pelle. Sorride mostrando lo spazio tra gli incisivi ereditato dal padre Gianroberto, un'impronta di famiglia senza la quale non sarebbe ciò che è.

La cornice della foto di Casaleggio junior è una pagina Facebook scarna, aggiornata di rado, povera di commenti e di immagini per salvaguardare la stessa privacy di cui si circondava anche Casaleggio senior. Il teorico dello streaming in politica, della trasparenza assoluta per gli altri, si trincerava in una riservatezza altrettanto drastica per sé. Il post più recente di Davide contiene il ricordo letto ai funerali del padre pubblicato anche sul blog di Beppe Grillo, il suo primo discorso da leader, a metà strada tra il visionario («aveva l'audacia di vedere il futuro prima degli altri e di crederci») e il «mental coach»: «Voglio raccontarvi una storia». È un apologo sulla ricerca della felicità che si chiude con un preciso messaggio politico: «Chi condivide il suo sogno lo persegua senza mollare mai come ha fatto lui, fino alla fine».

Mai mollare, si va avanti come prima e più di prima con il nuovo Casaleggio, un motivatore da reparto vendite. Il suo primo impegno è togliere quel «jr» che finora i giornali hanno sempre appiccicato al cognome per distinguerlo dal padre. Davide lo farà senza proclami e con i fatti. Adesso il capo è lui e dev'essere chiaro da subito. Infatti ha immediatamente chiamato a rapporto Virginia Raggi, la candidata del M5S a Roma, l'aspirante sindaco grillino con le maggiori possibilità di vittoria il prossimo giugno. Lunedì scorso la Raggi si è presentata negli uffici della Casaleggio Associati nel cuore di Milano, poco lontano dal teatro alla Scala e dalla casa natale di Alessandro Manzoni, il luogo del potere a cinque stelle dove si continuerà a decidere tutto.
Un'idea dinastica del partito. I detrattori gli hanno già incollato il nomignolo di «Pier Davide» a sottolineare un certo modo di ricevere il testimone. In realtà tirava già parecchi fili del movimento. Nel 1994 aveva 22 anni quando con il padre fondò la Casaleggio Associati, chiusa l'esperienza di Webegg con Telecom, per «sviluppare in Italia la cultura della rete» ancora agli albori. L'idea del M5S è tutta del padre ma il figlio ne è sempre stato il braccio operativo. Anche se in politica Davide ha preso un'infilata di abbagli.

Si era fatto le ossa con la gestione del sito internet dell'Italia dei valori dove aveva capito le potenzialità del web per pilotare il consenso. Gli era capitata anche una disavventura giudiziaria dopo un «mail bombing» ai danni di un avvocato che difendeva Silvio Berlusconi in una causa contro Antonio Di Pietro: 12mila messaggi di protesta avevano intasato la posta elettronica del legale. Casaleggio finì a processo in quanto gestore del sito assieme a Stefano Pedica (allora senatore Idv oggi passato al Pd); entrambi finirono assolti.

Davide gestisce il blog di Beppe Grillo, articola la rete dei Meetup, ha partecipato al coordinamento dei primi V-Day ed era presente ai «casting» per i candidati alle amministrative che dovevano essere edotti sulla comunicazione elettorale: con la Raggi la consuetudine è stata confermata. È lui il mastino che certifica le liste, controlla la fedina penale, approva i curriculum e scrutina i pochi voti delle consultazioni on-line del popolo a cinque stelle (parlamentarie, comunarie, eccetera). Il figlio era il consulente più ascoltato dal padre quando si trattava di decidere mosse politiche e presenze televisive.

Il debutto nell'alta società dei partiti è avvenuto nel 2014 a Bruxelles. Nella capitale belga, poco dopo le elezioni europee, Davide Casaleggio era seduto accanto a Beppe Grillo al vertice dove si parlava di alleanze: è stato lui a spingere per l'accordo tra M5S e l'Ukip di Nigel Farage all'Europarlamento, dove per la prima volta erano stati catapultati 17 cinquestelle. Qualche settimana dopo ha messo il naso a Montecitorio per sistemare la grana del deputato Massimo Artini che doveva realizzare una piattaforma informatica ed era stato accusato di aver messo in piedi un sistema alternativo a quello dei Casaleggio. A settembre ha accompagnato il padre a Cernobbio, quando il guru già malato stregò per un paio d'ore il gotha dell'imprenditoria.
Fine delle apparizioni pubblico-politiche. Presenze ridotte a meno dell'indispensabile, perché il lavoro di Davide è dietro le quinte. Ma sotto il pelo dell'acqua, nei fondali bassi, dove ti vede soltanto il sonar, Davide Casaleggio non ne ha azzeccate molte. Federico Pizzarotti, sindaco di Parma passato dalle (cinque) stelle alle stalle, l'ha inventato e affossato lui da selezionatore e preparatore atletico-mediatico dei candidati sindaci. La scelta di Farage, miseramente fallita, è stata contestata dagli stessi europarlamentari pentastellati mentre l'insipienza delle amministrazioni grilline, come quella di Livorno, è sotto gli occhi di tutti.

È un uomo invisibile, figlio della prima moglie di Gianroberto Casaleggio, Elizabeth Clare Birks sparita anche lei (è tornata Oltremanica). Non ha i capelli alla Branduardi e gli occhiali alla John Lennon, non porta cappelli e, almeno in pubblico, disdegna pure il «dress code» della Silicon Valley fatto di jeans e felpe ma predilige giacca, cravatta, barbetta curata. Sembra un bancario in carriera che vuole passare inosservato.

Uno che appena può si rifugia a Ivrea, dove vive con la compagna Paola Gianotti nell'ottocentesca Villa Garda, eredità della famiglia di lei. Paola è un'appassionata sportiva, protagonista di imprese al limite della resistenza atletica: la più famosa è il giro del mondo in bicicletta compiuto in soli 144 giorni, 29.595 chilometri coperti dall'8 marzo al 30 novembre 2014 con partenza e arrivo a Ivrea, che le è valso l'ingresso nel Guinness dei primati. Insieme hanno scalato il Kilimangiaro e pagaiato in kayak nei mari artici, praticano il triathlon e si sfiancano in mountain bike. Le gesta di lei sono documentate nel sito keepbrave.com dove campeggia uno slogan alla Casaleggio: «Tutto è possibile, basta solo crederci».

Linguaggio da iniziati che caratterizzava il padre. Ma il figlio è più analista che stratega. Uno che a 12 anni faceva incetta di tornei di scacchi è un pianificatore, non un profeta. Davide Federico Dante Casaleggio, nuovo uomo-ombra della politica italiana.

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