Ora la sanatoria sui migranti ​può fare esplodere il governo

Teresa Bellanova nelle scorse ore ha rilanciato la sua idea per una regolarizzazione dei migranti presenti in Italia, tuttavia la fretta dimostrata dall'esponente di Italia Viva sottintende profonde divisioni all'interno del governo

Ora la sanatoria sui migranti ​può fare esplodere il governo

L’impressione, giorno dopo giorno, è che Teresa Bellanova non rappresenti soltanto Italia Viva all’interno del governo ma anche un po’ il modo di fare di Matteo Renzi in seno all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Proprio come il suo leader di partito, adesso il ministro Bellanova ha chiesto di premere sull’acceleratore su alcune proposte intimando quasi un “aut aut” ai colleghi sulla propria proposta relativa alla regolarizzazione dei migranti. O, per meglio dire, alla sanatoria che il titolare del dicastero alle politiche agricole vorrebbe estendere ai 600.000 irregolari presenti nel nostro Paese.

Bellanova, come scritto da Luca Sablone su IlGiornale.it, non vuole più sentire alibi e, al contrario, vorrebbe imprimere al decreto in discussione sulla regolarizzazione il proprio punto di vista e quello di Italia Viva. Con una modalità, come detto in precedenza, non diversa da quella che Renzi ha attuato in Senato nei giorni scorsi quando ha minacciato di uscire dalla maggioranza se Conte dovesse “inseguire i populismi”.

La questione relativa alla sanatoria è molto delicata ed è piuttosto sentita all’interno dell’esecutivo. A lanciare la proposta è stata proprio Teresa Bellanova, la quale nel pieno dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus ha per la prima volta parlato della possibilità di regolarizzare i migranti. Un gesto, come sempre del resto, giustificato per motivi umanitari ma con un occhio anche rivolto all’attuale situazione epidemica.

L’emergenza sanitaria ha provocato un’autentica fuga dai campi e dalle campagne, da qui l’idea della Bellanova: regolarizzare tutti, in modo da monitorare la salute dei migranti ed immettere al contempo manodopera per l’esausto comparto agricolo.

E se il principio è sembrato essere stato condiviso dal governo, altrettanto non si può dire per le modalità attuative. Dal Viminale ad esempio, si è lavorato ad un piano volto a regolarizzare soltanto chi ha già un lavoro e dunque la platea a cui sarebbe indirizzato il decreto governativo scenderebbe a non più di 200.000 migranti, poco più o poco meno.

Nel frattempo, ambienti culturalmente vicini alla maggioranza, quali ad esempio quelli rappresentati all’interno del comitato “Ero straniero”, hanno fatto sapere di non essere d’accordo con il contenuto delle possibili proposte governative. Secondo i componenti di questo comitato, tra cui Radicali, Acli, federazione delle Chiese evangeliche in Italia, la riforma sarebbe semplicemente “inutile” in quanto non risolverebbe i problemi sanitari e né tantomeno quelli legati al caporalato.

Tra diverse discussioni che non hanno portato ad una sintesi interna alla maggioranza, il dibattito è proseguito. Fino alla vera e propria irruzione della Bellanova ed alle sue dichiarazioni che ben fanno intuire come, ancora adesso, l’esecutivo sul tema naviga a vista: “Per me è una questione che va risolta in queste ore. Cos’altro vogliamo aspettare?”, ha dichiarato il ministro dell’agricoltura.

Un po’ come ad evidenziare che il governo sta perdendo tempo ed è meglio fare come proposto da lei e dal suo partito. E quindi avanzare verso una sanatoria generale, con permessi temporanei per sei mesi rinnovabili per altri sei ad almeno 600.000 irregolari. Fare il decreto adesso e renderlo attuabile subito prima che, è il pensiero "maligno" avanzato anche dalle parti di Montecitorio, non ci sia più tempo.

O perché l’attenzione mediatica sullo svuotamento dei campi finisce oppure perché, ancor prima, a finire potrebbe essere l’esperienza dell’attuale governo.

Di certo, dalle parole di Teresa Bellanova ben si intuisce come, sul tema migratorio e delle regolarizzazioni dei migranti, l’esecutivo è parecchio lontano dal trovare una linea comune.

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