Era stata presentata quasi come una riforma epocale, con tanto di lacrime del ministro maggiormente interessato dalla nuova norma durante una delle tante conferenze stampa organizzate a Palazzo Chigi in tempi di pandemia. Doveva rappresentare, secondo il governo, un sigillo alla lotta al caporalato, al lavoro nero e poteva al tempo stesso andare a risolvere il problema della mancanza di manodopera nelle campagne.
Ed invece? Sarebbe forse il caso di dire che a fine maggio la montagna ha partorito il topolino. Il riferimento è alla sanatoria, che però la maggioranza giallorossa presenta come “semplice temporanea regolarizzazione”, sui migranti inserita all’interno del decreto rilancio. Dal 1 giugno scorso datori di lavoro e lavoratori interessati potevano già presentare le domande e, dal giorno dopo, iniziare a lavorare.
Ebbene, sono soltanto qualche centinaio per adesso le richieste di regolarizzazione delle posizioni, non di più. Un vero e proprio caso di “partenza flop” per una norma per la quale Italia Viva, partito del ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, ha minacciato anche una crisi di governo i numeri sono apparsi in queste ore davvero impietosi.
Certo, non c’è ancora una statistica ufficiale perché dal Viminale al momento rimandano l’appuntamento con i primi dati soltanto al 15 giugno. Alcuni dati ufficiosi però, così come raccontato dall'Agi, parlano di 9.500 domande presentate. Ben al di sotto del numero stimato dal governo entro il 15 luglio prossimo, data della chiusura dei termini, ossia 220.000. Ma soprattutto, molte di queste domande riguarderebbero colf e badanti: “A livello nazionale i numeri sull'agricoltura sono veramente esigui – ha infatti spiegato Romano Magrini di Coldiretti a La Verità – parliamo di un centinaio di domande o poco più in tutta Italia”.
Questo apre la strada a non poche considerazioni: in primo luogo, il ministro Bellanova più volte ha dichiarato che l’urgenza del provvedimento era giustificata dal fatto di rimettere subito in moto l’economia agricola. Dunque, occorreva immediato uso di manodopera ed infatti la norma ha previsto un permesso di soggiorno rilasciato subito dopo la presentazione della domanda, con i controlli da effettuare solo in un secondo momento. Ma se dal 1 giugno in poi soltanto in pochi hanno presentato le domande, allora questa immediatezza è venuta meno oppure, più semplicemente, l’urgenza di cui ha parlato spesso il ministro Bellanova non c’era.
Del resto sono spesso state le associazioni di categoria, quali ad esempio la Coldiretti, ad avere non poche perplessità sulla reale utilità della sanatoria. La regolarizzazione dei migranti poteva essere al massimo l’ultima opzione, in caso di prolungamento della crisi. Ecco perché invece la proposta di diversi addetti ai lavori era quella di favorire dei corridoi per il ritorno in Italia dei braccianti stranieri comunitari. Con l’apertura delle frontiere europee, molti di loro rientreranno nel nostro Paese e riprenderanno il proprio posto di lavoro. Quindi nessun imprenditore agricolo ha fretta di andare ad usufruire dei migranti potenzialmente regolarizzabili.
La norma voluta dal governo, come detto in precedenza, potrebbe servire forse maggiormente per colf e badanti. Ma allora lo spirito iniziale della sanatoria verrebbe meno.
A presentarla doveva essere il ministro delle attività produttive, non quello delle politiche agricole con tanto di pianto in diretta nazionale. Voluta per ridare ossigeno al comparto agricolo, la regolarizzazione dei migranti non sta assolvendo a questa funzione. Il flop, già prevedibile, ad oggi appare sempre più lampante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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