«Al momento sono pronti a partire dalle coste libiche fra i 5mila e 7mila migranti, ma rappresentano solo la punta dell'iceberg», spiega una fonte del Giornale a Tripoli. Secondo l'Iom, costola delle Nazioni Unite, a fine giugno si trovavano in Libia 625.638 migranti. Non tutti si riverseranno in massa in Italia, ma si stima che nei prossimi mesi almeno 20mila sono i migranti nelle mani dei trafficanti di uomini o che lavorano con una paga da schiavi con l'obiettivo di raccogliere i soldi per imbarcarsi verso l'Italia.
Nonostante lo stop del Covid, la fine dell'assedio di Tripoli e l'inizio dell'estate hanno segnato un'impennata di arrivi nel nostro paese. Agli 8194 registrati fino a ieri vanno sommati i 5775 intercettati dalla Guardia costiera libica da gennaio a fine giugno e portati a terra. Lo scorso anno, in tutto il 2019, erano arrivati appena 3871. Nei primi 12 giorni di luglio sono sbarcati circa 1300. Nello stesso periodo altri 500 circa sono stati fermati dai tanto criticati guardacoste libici, che fanno il lavoro sporco per noi. Solo ieri erano 85. Una volta riportati a terra i migranti vengono rifocillati dall'Iom e in gran parte lasciati andare finendo di nuovo nel meccanismo perverso dei trafficanti di uomini. I centri di detenzione governativi funzionano a singhiozzo. L'Iom ha aiutato in giugno quasi 2mila migranti dietro le sbarre.
Anche per questo motivo il ministro del'Interno, Luciana Lamorgese, andrà in visita nella capitale in luglio per accontentare l'omologo libico Fathi Bashaga. E nelle ultime ore il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha parlato via telefono con il responsabile della diplomazia di Tripoli.
«Le migliaia di migranti pronti all'imbarco si trovano soprattutto ad est di Tripoli a Garabulli e al Qoms e a da ovest fra Zawhia e Zwara», spiega la fonte del Giornale. Il bacino d'utenza dei trafficanti, in gran parte nei lager sotto il loro controllo, è attorno ai 20mila migranti per quest'estate e fino a quando le condizioni meteo permetteranno di attraversare il Mediterraneo.
«Dopo le avanzate governative sono tornati soprattutto sulla costa da Tripoli fino in Tunisia i vecchi trafficanti di uomini e non mancano nuove leve che hanno annusato il business», rivela la fonte di Tripoli. Il più noto è Ahmed al-Dabbashi detto «Ammu» (lo zio). L'Onu lo aveva sanzionato indicandolo come uno dei più grossi trafficanti di esseri umani. E adesso è tornato a Sabrata grazie alla vittoria del governo Serraj garantita dall'appoggio militare turco. Anche Al Gospi, altro boss, è rispuntato sulla costa ad ovest di Tripoli. A Zhawya Abd al Rahman Mila detto «Bija» ha ringraziato i turchi per l'aiuto contro il generale Haftar giurando di essere pronto a rispondere a tutte le accuse di traffico di uomini. «Davanti alle coste della Tripolitania, spesso nelle acque territoriali libiche ci sono da 5 a 7 navi militari turche. Sarà un caso, ma non recuperano mai un solo migrante», rivela ironico un ufficiale della Nato.
Il sospetto è che Ankara lasci fare, come ai tempi della rotta balcanica via terra per fare pressioni sull'Europa. Le navi delle Ong, al contrario, hanno portato in Italia da gennaio 2328 migranti partiti dalla Libia.
Oltre a questa rotta consolidata si stanno riattivando quelle autonome dalla Tunisia (1996 arrivi a fine giugno) e dall'Algeria con sbarchi in Sardegna (quasi 400 persone). Dall'inizio dell'anno la prima nazionalità sbarcata in Italia è quella tunisina e secondi sono i migranti del Bangladesh.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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