Letta e Meloni non retrocedono. Nonostante le polemiche furibonde e la richiesta di tutti i partiti di vedersi garantite le stesse opportunità, i due leader ribadiscono di volere il confronto diretto nel salotto di Porta a porta del 22 settembre. Ieri, per liquidare la faccenda, il segretario del Pd ha specificato che ci saranno «altre occasioni nel corso della campagna elettorale per capire le differenze fra i partiti in campo». In sostanza, in Tv, dove l'impatto è di gran lunga maggiore che su qualsiasi altro mezzo, i due front runner vogliono il duello, il modo perfetto per entrambi per polarizzare gli schieramenti politici. Con l'obiettivo della Meloni di legittimarsi come leader della coalizione di centrodestra prima del responso effettivo delle urne e di Letta di sottrarre voti ai concorrenti che si è fatto sia a sinistra - i 5 Stelle - sia al centro - l'alleanza Calenda-Renzi.
Per la Rai si risolve tutto in un gran pasticcio, che dovrà sbrogliare domani l'Agcom a cui si è rivolto Carlo Calenda chiedendo che al confronto nel salotto di Bruno Vespa possano partecipare tutti i leader delle quattro coalizioni (o partiti) in campo, e cioè Calenda medesimo, Letta, Conte e Meloni (Salvini e Berlusconi permettendo). La Rai già nei giorni scorsi aveva replicato alle proteste specificando che agli altri capi partito, sempre nella serata del 22, sarà data mezzora ciascuno in cui parlare da soli. E ieri ha ricordato che, come annunciato già da tempo, ci saranno altre due prime serate su Raiuno, il 7 e il 15 settembre, organizzate dal Tg1, in cui si potranno confrontare tutti gli esponenti politici insieme, oltre che numerose tribune elettorali in vari spazi del palinsesto. Ma è evidente che c'è una grande differenza di impatto sul pubblico tra queste iniziative e lo scontro nello studio di Porta a porta a tre giorni dalle elezioni. Non per nulla Letta e Meloni hanno accettato di buon grado l'invito di Vespa scegliendo, come specificato dallo stesso Vespa in un'intervista alla Stampa, di utilizzare le rispettive mezzore per una sfida diretta, che a quel punto diventa di un'ora. In realtà - raccontano fonti interne Rai - a tutti i partiti era stato offerto di fare confronti a due ma nessuno aveva accettato per i veti incrociati e perché tutti volevano il confronto con Letta (da destra) e con Meloni (da sinistra).
Sia quel che sia, se l'Agcom domani deciderà che per le regole della par condicio Vespa dovrà ospitare tutti i leader contemporaneamente (ve le immaginate quasi cinque ore, dalle 20.30 all'una, di confronto tra una decina di politici scandito dal minutaggio), la serata del 22 si risolverà in una tribuna elettorale come le altre.
E, a quel punto, magari, Enrico Mentana che prontamente l'altro giorno, nell'infuriare delle polemiche, ha offerto gli studi de La7 ai front runner dei quattro poli, centrodestra, centrosinistra, 5 Stelle e Italia sul serio (Calenda e Renzi), potrebbe ricevere in dono l'ambìto duello Letta-Meloni da mandare in onda il 23. Se, invece, l'Autorità darà parere favorevole alla sfida a due, la Rai resterà sotto scacco perché le proteste non scemeranno. Non per nulla ieri Calenda ha ribadito che «secondo i sondaggi Sandra e Raimondo (come ha ribattezzato Meloni e Letta) rappresentano meno del 50 per cento degli elettori: perché allora fare un confronto a due? Non succedeva nemmeno dell'Unione sovietica».
Comunque, gli spettatori non devono temere cali di (presunta) informazione.
In Rai (e anche su tutte le altre tv), dal 29 agosto ripartono in anticipo tutti i talk politici: da Cartabianca, ad Agorà a Restart, a In mezzora, mentre Porta a porta torna con quattro appuntamenti settimanali rispetto ai tre consueti (solo per la campagna elettorale) e avrà l'onore di commentare i primi dati uscenti dalle urne il 25.
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