Le dimissioni di Boris Johnson hanno suscitato reazioni anche tra alcuni attori dello scacchiere politico italiano. Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha esultato a mezzo Twitter pubblicando una copertina del The Economist. Nel numero twittato dall'ex presidente del Consiglio, c'è un'immagine dell'ex sindaco di Londra che è accompagnata da questa scritta: «La caduta del clown». In seguito, la guida dei Dem ha etichettato quella del conservatore come un' «esperienza populista, della quale francamente non abbiamo nessun rimpianto». La replica del vertice di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che ha pure spostato il discorso sul piano interno, sottolineando il doppiopesismo del cosiddetto campo largo sulle sorti di un esecutivo in tempo di guerra alle porte d'Europa, è arrivata dopo poco: «Il Pd e la sinistra italiana ripetono ogni giorno che il governo Draghi non può andare a casa perché siamo nel pieno di una crisi internazionale senza precedenti - ha premesso - . Per la sinistra l'Italia non può permettersi una crisi di governo perché c'è la guerra in Ucraina. Peccato che siano gli stessi che oggi gioiscono per le dimissioni del premier britannico Boris Johnson, su Twitter festeggiano per la caduta del clown e si entusiasmano per l'apertura di una crisi politica in una nazione fondamentale nel sostegno all'Ucraina contro l'aggressione di Putin». E ancora: «Dalla sinistra - ha aggiunto la Meloni - il solito pietoso spettacolo: si ammantano da grandi statisti ma ragionano solo e soltanto per interesse di bottega. La fazione sempre prima della nazione».
Il centrosinistra, che in generale vive una fase di forti divisioni interne, ha trovato almeno un punto d'incontro sulla felicità per il passo di lato dell'ex leader dei conservatori: «L'annunciato addio di Boris Johnson - ha osservato il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni - è una buona notizia per gli inglesi, ora mi auguro che avvenga al più presto e davvero, e sia la premessa per una nuova stagione politica per il Regno Unito, dopo troppi anni cupi fatti di degrado, diseguaglianze, promesse mancate, scelte politiche internazionali sbagliate». Poi, magari, c'è chi ha festeggiato anche per via della distanza in materia di visione geopolitica: l'azione che il primo ministro ha messo in campo rispetto alla guerra in Ucraina è stata basata sul sostegno a Volodymyr Zelensky. «L'Unione europea ha deciso di suicidarsi per seguire la linea di Johnson, premier britannico dimissionario che resterà in carica ancora per un pò del tutto delegittimato e per seguire i diktat di Biden, presidente non sempre lucido di un Paese i cui interessi non coincidono con quelli europei», ha tuonato l'ex pentastellato Alessandro Di Battista sui social. L'ex presidente della commissione Esteri del Senato Vito Petrocell ha deciso di non smentire la sua fama di «filo-russo», intervenendo sulla rinuncia di «Bo-Jo»: «La (auto)profezia di Boris Johnson. Sarà andato a scuola da Piero Fassino», ha scritto.
Il riferimento è al discorso in cui il premier britannico ha dichiarato che Vladimir Putin perderà nel conflitto che ha innescato. Insomma, in una fase di profonda scollatura, Dem , grillini, postr-grillini e massimalisti hanno trovato un'occasione di concordia.
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