Ecco i numeri che smontano la "vittoria" di Letta & Co.

Letta canta vittoria ma i dati complessivi delle amministrative raccontano un'altra storia. E anche i sondaggisti smontano il segretario Dem: "Ha fatto finta di vincere"

Ecco i numeri che smontano la "vittoria" di Letta & Co.

"Vincere" prendendo meno voti? È il capolavoro comunicativo di Enrico Letta. Il centrosinistra che nel complesso ha ottenuto meno consensi del centrodestra per i giornali è stato comunque il vincitore delle ultime amministrative. A riportare con i piedi per terra il segretario Dem che ora sogna il "nuovo Ulivo" ci sono anche i sondaggisti. Nicola Piepoli, intervistato dall’Adnkronos, spiega che al netto della sconfitta "ideologica" in città come Verona, la coalizione ha comunque "preso circa il 50 per cento dei consensi". "Perdere due-tre città emblema – rimarca - non significa perdere voti e la gara, c'è un abisso". "Letta - chiosa - ha finto di vincere, è un grande comunicatore, ha comunicato alla sua maniera i numeri".

Anche per il collega Antonio Noto bisogna andare oltre i numeri sciorinati dal leader Dem e "tener conto del risultato del primo turno e non dei ballottaggi". "Siccome il sistema elettorale delle amministrative è diverso da quello delle politiche – ha spiegato alla stessa agenzia di stampa - per capire i pesi degli schieramenti occorre far riferimento al dato del primo round. Al netto della sconfitta di Verona, non è un caso, infatti, che in molti comuni il centrodestra era il primo e poi al ballottaggio è risultato secondo". Il punto, sottolinea, è che alle politiche il doppio turno non c’è. E quindi "bisogna stare attenti a fare le analisi del voto".

I numeri complessivi fotografano un quadro tutt’altro che roseo per il Pd. Come sottolineato sul Giornale in edicola oggi, su circa 3,6 milioni di votanti Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno raccolto 1.887.000 voti, mentre Letta e Conte si sono arrestati a quota 1.352.000. E se è vero che al centrosinistra sono andate le città più grandi, al netto delle eccezioni (significative) di Genova e Palermo, è anche vero che da 54 sindaci uscenti il centrodestra ne ha guadagnati 58, mentre le amministrazioni di centrosinistra sono passate da 48 a 38. Se contiamo anche le città in cui il Pd si presentava in tandem con il M5S si devono aggiungere 15 comuni. Ma il totale è sempre inferiore a quello degli avversari.

Il centrosinistra, inoltre, vince soprattutto al secondo turno e anche grazie ad un’astensione importante che, come si nota nell'analisi effettuata dall'Istituto Cattaneo sui ballottaggi a Monza, Catanzaro, Parma e Alessandria, penalizza soprattutto il centrodestra, i cui elettori tendono a non recarsi alle urne nelle consultazioni considerate "meno rilevanti". Tutti dati che portano a pensare che la strada verso le prossime politiche, dove non conta la grandezza dei comuni conquistati ma il numero dei voti, per il Pd, in realtà, sia tutta in salita. Certo, il centrodestra paga la conflittualità interna e le divisioni che non vengono comprese dagli elettori. E il caso di Verona, Catanzaro e Parma lo dimostra. Ma se la coalizione si presentasse unita all’appuntamento del 2023 avrebbe tutte le carte in regola per vincere.

Il "campo largo" di Enrico Letta, invece, sulla base di questi numeri potrebbe avere serie difficoltà a decollare. Cosa può offrire il "nuovo Ulivo" in termini di collegi e seggi ai possibili partiti della coalizione, tenendo conto anche della riduzione dei parlamentari?

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