Enrico Letta passa agli insulti. Dopo aver parlato in lungo e in largo in questi mesi di tassa di successione, ius soli e ddl Zan, il segretario del partito democratico ora non ha più argomenti. E così mette nel mirino il centrodestra e i partiti che lo compongono attaccandoli ed etichettandoli come partiti guidati da "pifferai magici". Leggere per credere: "Tranne noi e pochi altri l'idea della politica è quella: un capo e un pifferaio magico".
Poi l'affondo in cui rivendica, un po' con quel modo di fare tipico della sinistra radical chic, un'intelligenza collettiva che a quanto pare troverebbe dimora solo a sinistra. "L'intelligenza collettivà è la nostra ambizione, in alternativa alla logica leaderistica dei partiti alla nostra destra, che sono tutti costruiti sull'idea, introdotta da Berlusconi nel '94, di una persona che crea un partito, una idea che ha fatto proseliti nel centrodestra e al centro", sottolinea. "Noi siamo - spiega - per la democrazia partecipativa, che non è quella diretta alla Rousseau, che è stata un fallimento".
Parole dure quelle pronunciate durante un intervento per il lancio delle agorà democratiche che di certo apriranno un nuovo fronte polemico non solo nella maggioranza ma anche nel dialogo con i moderati sul fronte della battaglia per le modifiche al ddl Zan. Il segretario dem pare abbia esaurito davvero gli argomenti al punto da abbandonarsi ad una retorica nonsense contro gli avversari politici. Non poteva poi mancare una stoccata sugli europei vinti dalla nazionale dopo le bacchettate ai giocatori che non si sono inginocchiati all'inizio delle prime partite delle competizioni: "Il pullman scoperto con gli azzurri a Roma? Ho l'impressione che sia stato fatto qualche errore. Visti - spiega - anche a Wembley, speriamo non ci siano conseguenze. Chi ha sbagliato? Non so". Insomma Letta cerca lo scontro su tutti i fronti forse per far tornare centrale il Pd ormai ai margini del dibattito e sempre più immobile nei sondaggi soprattutto dopo l'arrivo dell'ex premier al timone del Nazareno. Infine rivendica la corsa alla poltrona nelle suppletive di Siena: "Per me è una sfida importante - ha ammesso Letta - perché si tratta di un riconquistare un collegio importante e di dare un segnale di vitalità, oltre che il mio contributo per la campagne elettorale". "Se non mi fossi candidato sarebbe stato un segnale di diserzione - ha concluso Letta - il Pd di Siena ed Arezzo me lo ha chiesto con una tale forza". Insomma si prepara a portare le sue sterili battaglie anche in qualche scranno del Parlamento. Poi, sempre Letta promette di lasciare tutto in caso di sconfitta alle suppletive. Più che una promessa si tratta forse di una speranza per gli elettori dem.
Infine lo scontro con Salvini sul vaccino.
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