Bisogna prenderlo per quello che è, un maldestro tentativo di mettere una pezza all'ennesima figuraccia in una campagna elettorale disastrosa. Solo così si può sorridere di Enrico Letta che ci accusa di spacciare fake news quando qui l'unico contaballe è lui. La scomposta reazione al nostro articolo sul bus elettrico che sabato scorso, di ritorno da Alessandria, lo ha lasciato a piedi, la dice lunga sulle acrobazie per girare la frittata. «Sin dall'inizio abbiamo tre mezzi elettrici, li scegliamo a seconda delle esigenze». Nessuno ha mai scritto il contrario. Il punto è che non puoi andare in giro per l'Italia a dire che «il futuro è l'elettrico» se non riesci ad arrivare a destinazione perché la batteria non regge. È una questione di coerenza. Per questo non lo abbiamo trattato come un semplice intoppo ma per quello che realmente è: la pietra tombale su un'ideologia che danneggia il Paese. Letta non può quindi accusarci di scrivere fake news.
Anzi, se avesse un briciolo di onestà intellettuale, si accorgerebbe che il solo a raccontare bufale è lui. Se non se ne fosse ancora accorto, lo aiutiamo noi. Qui le più eclatanti:- Fascismo. La più grande panzana è il ritorno del Ventennio. In caso di vittoria del centrodestra il Paese piomberebbe in una dittatura e le libertà subirebbero drastiche limitazioni. Un allarmismo immotivato che non fa breccia nemmeno nella base dem che trova la sua campagna lontana dai problemi reali.
- Rosatellum. Appena si è accorto che i sondaggi si mettevano male, ha accusato Renzi di aver imposto una legge elettorale che «può consentire alla destra, con solo il 43% dei voti, di avere il 70% di rappresentanza». Peccato che Renzi aveva sì provato a riformare il sistema elettorale, ma con l'Italicum, e che il Rosatellum era stato sostenuto anche dal Pd.
- Rischio democratico. Ha invocato il voto utile «per fermare la destra e evitare il rischio democrazia». Ma il vero rischio per la democrazia ce lo abbiamo già in casa. E per di più da 11 anni. Quello guidato da Berlusconi nel 2008 è stato, infatti, «l'ultimo governo scelto dagli elettori». E, come ha fatto notare il Cavaliere stesso, le legislature rosse «hanno portato a una profonda anomalia del sistema».
- Mattarella. Nella foga di opporsi al presidenzialismo, ha accusato il centrodestra di «puntare ai pieni poteri» e di voler «mandare a casa Mattarella». Boom! Un attacco in malafede visto che Berlusconi in primis propone il presidenzialismo almeno dal 1995.
- Politica estera. Ha detto che Salvini e Meloni sono un pericolo per il Paese a causa dei «rapporti coi politici che vogliono indebolire l'Europa». A lui ha rinfacciato di fare gli interessi dei russi, a lei di essere vicina a Trump. Peccato che il cuore del tycoon batta per Conte e che Conte, con cui molti dem sognano ancora di allearsi, sia il più grande fan di Mosca e Pechino.
- Agenda Draghi. Quale sia e soprattutto cosa contenga non è dato saperlo. Letta continua a sventolarla ai quattro venti. Ma certe bestialità, come la patrimoniale o la tassa di successione, Draghi non le vorrebbe mai. Come non vorrebbe mai un'alleanza con Fratoianni e Bonelli.
- Jobs Act. Per ammiccare all'elettorato più di sinistra e accontentare gli alleati, ha promesso di smontare la riforma di Renzi: «La stagione del blairismo è consegnata alla storia». Ma nel programma del Pd non c'è traccia di tutto questo.
Non serve altro da aggiungere. A Letta il podio di chi spara più fake news.
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