Comunque vada, ci saranno problemi. Con un congresso “inevitabile” dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ma anche prima nel caso in cui le Amministrative non dovessero andare bene, specie a Roma e Napoli, le due città che segnano il discrimine tra successo e fallimento. Per il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, si prospettano settimane difficili. Il primo problema è la tornata elettorale di ottobre, che lo vede direttamente in campo per le suppletive di Siena. “I sentori sono positivi sulla sua elezione”, riferiscono fonti del Pd. Ma tra i dem c’è chi evidenzia gli errori del leader in carica. “Anche se solo dire ‘se perdo mi dimetto’, è un segnale di debolezza. Trasmette insicurezza”, osserva con IlGiornale.it un deputato.
Fronda Sud
Il ragionamento è chiaro: “Quando arriverà alla Camera, in caso di elezione, non troverà un gruppo pronto a srotolargli i tappeti rossi e acclamare il suo arrivo. Perché è evidente che lui ambisce a controllare da vicino i parlamentari”. Per quale ragione tanto astio? “Finora non siamo stati mai considerati, le nostre iniziative non sono mai state valorizzate sul piano politico. Mesi di lavoro sui temi che vengono accantonati in un cassetto”. Il malcontento è molto forte soprattutto tra i deputati del Sud. Una piccola fronda meridionale, che – nonostante la campagna elettorale in corso – si sfoga in privato: “Qual è la linea del partito? Come lo gestisce Letta?”, si chiede un parlamentare. “La politica viene fatta a colpi di tweet, tutta comunicazione, senza contenuti. E poi ce la prendiamo con i post di Salvini…”. Le Regionali in Calabria sono tra i punti sollevati: “È stato fatto di tutto per perdere. Invece, come sottolineato dagli ultimi sondaggi, siamo in partiti… nonostante Letta”.
Il nodo dei referendum
Questo, insomma, è il clima tra i dem. Sullo sfondo si stagliano i referendum su eutanasia e cannabis. Due questioni su cui prima o poi bisognerà fare i conti, con inevitabili scontri interni. Letta ha preso tempo, rimandando una presa di posizione. Eppure, anche nella sua segreteria, c’è chi spinge affinché, almeno sulla legalizzazione, ci sia una dichiarazione aperturista. Un altro deputato, dell’area sinistra, ha rilevato: “Rinviare una decisione equivale a non averla assunta. Di conseguenza significa aver perso il treno sulla possibilità di confrontarsi con quel popolo”. Di sicuro a sinistra, al di fuori del recinto dem, sono partiti all’attacco di Letta. Pippo Civati, tra i promotori della raccolta firma, ha ironizzato sul “Silenzio non assordante, proprio silenziosissimo, del Pd”.
La tregua degli ex renziani
Al momento, però, Letta può contare sulla “tregua elettorale” di cui parlano gli ex renziani, che si rifanno alla corrente Base riformista, guidata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in tandem con Luca Lotti. La strategia, al momento, è quella di attendere i risultati delle Amministrative. “I segnali sono positivi”.
Perciò “è difficile chiedere un congresso dopo un buon risultato. Che però non può essere rinviato a oltranza”. Tradotto: con l’elezione del nuovo Capo dello Stato si punta a blindare la legislatura e poi avviare la conta interna. Per detronizzare Letta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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