In merito all'articolo su Mafia Capitale apparso su Il Giornale del 13 dicembre 2014 dal titolo «Così la sorella del boss inguaia Melandri e Veltroni» per la verità dei fatti vorrei ricordare, come si evince dal mio curriculum, che la mia carriera nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo non subisce «un salto di qualità» nel periodo Veltroni-Melandri, ma attraverso un percorso costante e continuativo che inizia nel 1977 e attraverso il superamento di vari concorsi interni ed esterni nella carriera di concetto prima, direttiva poi e infine dirigenziale, raggiunge i gradini più alti dell'amministrazione dei beni culturali.
Il gradino più alto di direttore generale lo raggiungo però soltanto nel 2004, quando il ministro Giuliano Urbani, in base all'attività lavorativa da me svolta, mi nomina direttore generale.
Smentisco inoltre ancora una volta e categoricamente sia a livello personale che nella qualità di direttore generale del MiBACT
di aver avuto contatti o rapporti con le attività svolte direttamente o indirettamente dalle cooperative di Salvatore Buzzi o altri soggetti coinvolti a qualsiasi titolo nella vicenda giudiziaria.*Direttore generale MiBACT
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