«Non ci sarà alcuna mediazione dell'Unione europea o delle sue istituzioni. E non solo perché il primo a chiederci di non mediare è il premier spagnolo Mariano Rajoy, ma anche perché nessuno - qui a Bruxelles - è disposto a legittimare una leadership catalana sempre più intransigente e sempre più influenzata dalle fazioni estremiste». Così una fonte de il Giornale - vicina ai vertici istituzionali dell'Unione europea - commenta la situazione catalana dopo il diktat del presidente catalano Carles Puidgemont che mercoledì sera ha attaccato a testa bassa il re Felipe VI. I toni di quel discorso, fa capire la fonte de il Giornale, hanno ulteriormente irritato sia i membri della Commissione, sia gli esponenti di un Parlamento europeo che poche ore prima aveva invitato al dialogo. I vertici di Bruxelles non sembrano, peraltro, molto preoccupati da un'eventuale dichiarazione d'indipendenza pronta per esser votata già lunedì dal Parlamento Catalano.
Quella dichiarazione, secondo la fonte di Bruxelles, risulterebbe assolutamente velleitaria sia nella forma, sia nelle conseguenze. «La domanda è dove vanno dopo aver dichiarato l'indipendenza? La risposta è da nessuna parte». Il principale nemico degli indipendentisti - secondo la «gola profonda» - è quel mondo dell'economia e delle imprese su cui la Catalogna puntava per affermare il proprio diritto a un posto in Europa. «Le banche senza i soldi dello Stato centrale non funzioneranno più e subito dopo incominceranno a tremare le imprese. A quel punto il salvataggio della Catalogna non arriverà certo da un'Unione europea costretta, in base ai propri trattati, a difendere l'integrità territoriale di uno Stato membro come la Spagna. Nessuno, a partire dalla Germania di Angela Merkel, ha intenzione di frapporsi tra gli indipendentisti e il governo spagnolo. L'unico spazio per una mediazione, se Rajoy l'accetterà, è lasciata alla Chiesa e ai vescovi, ma anche questa sarà molto complessa perché temiamo che Puidgemont e i suoi siano influenzati dalle anime più estremiste del movimento indipendentista legate al movimento anarchico».
In verità, secondo fonti interne alla diplomazia vaticana, la Chiesa avrebbe non solo accettato la richiesta di mediazione avanzata da Puidgemont, ma avrebbe innalzato il livello del dialogo tra Madrid e Barcellona affidato inizialmente ai vescovi. Dinanzi al rischio di uno smembramento della Spagna, considerato inconcepibile per i cattolici, la Segreteria di Stato avrebbe dato il suo avvallo all'operazione iniziata dall'arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro, e da quello di Barcellona, cardinale Josè Omella. Il tutto ovviamente in un alveo di assoluta discrezione anche per le perplessità che lo stesso Vaticano nutre nei confronti degli indipendentisti.
La radicalizzazione di alcune componenti del movimento catalano è monitorata con estrema attenzione anche a Bruxelles dove si stanno riconsiderando le accuse di violenza rivolte alla Guardia Civil. Un'analisi più attenta degli interventi della polizia permette infatti di ridimensionare le conseguenze delle cariche viziate, fin qui, da un utilizzo spregiudicato di fotomontaggi e immagini di archivio.
A preoccupare è invece il clima d'intolleranza e intimidazione registrato in Catalogna. All'istituto El Palau di Barcellona, secondo quanto riferito da El Pais, i figli dei poliziotti alloggiati con le famiglie in una caserma della Guardia Civil hanno abbandonato le classi dopo esser stati assaliti verbalmente dai professori con frasi del tipo: «Siete contenti per quanto fatto dai vostri genitori...
I poliziotti conoscono solo la cultura delle manganellate». E a preoccupare ancor di più contribuiscono, secondo la fonte di Bruxelles, le accuse di tradimento vergate sulle abitazioni di alcuni cittadini catalani colpevoli di non appoggiare la rivolta anti-Madrid.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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