L'Europa ora corre ai ripari. Macron-Starmer negli Usa

Altro summit del presidente francese con europei esclusi e Canada. "Noi con Kiev, ci assumiamo le responsabilità per pace e sicurezza"

L'Europa ora corre ai ripari. Macron-Starmer negli Usa
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Più Trump dà l'impressione di abbandonare Zelensky, più gli europei si dicono che è ora di reagire. Ma mentre la massima istituzione continentale tenta di arrivare rapidamente alla nomina di un inviato Ue, da far accomodare all'eventuale tavolo di pace cercando così di accreditarsi come «terzo attore» tra Usa e Russia, Emmanuel Macron prova a riaffermare se stesso. Ieri nuovo vertice sull'Ucraina all'Eliseo su iniziativa francese, dopo quello «ristretto» di lunedì. Stavolta sono arrivati i leader dei Paesi Ue esclusi dalla prima tornata, la maggior parte soltanto in videoconferenza, oltre al Canada, membro Nato con voglia di farsi sentire dopo le picconate di The Donald che lo vorrebbe 51esimo Stato.

Una ventina di Paesi compresi i tre baltici e la Romania (in cui l'Ue ha denunciato la disinformazione russa via Tok Tok alle scorse elezioni), chiamati ieri a confrontarsi con la visione dei Macron, convinto che Mosca «costituisca una minaccia esistenziale» per l'Europa, e con l'idea di una coalizione di volenterosi «non belligerante» in Ucraina se si arriverà a un accordo. Macron, dopo aver creato attriti e ottenuto tutt'altro che compattezza tra gli omologhi europei, con la sua iniziativa ha però prenotato un posto alla Casa Bianca: assieme al premier britannico Starmer, è infatti «atteso» anche lui la settimana prossima a Washington per parlare a quattrocchi con Trump. «Siamo al fianco dell'Ucraina e ci assumeremo tutte le nostre responsabilità per garantire la pace e la sicurezza in Europa», scrive su X. «Condividiamo l'obiettivo, che è anche quello del presidente Trump, di porre fine alla guerra di aggressione condotta dalla Russia per quasi tre anni. I nostri sforzi continueranno in conformità con i seguenti principi: l'Ucraina deve essere sempre inclusa e i suoi diritti rispettati. La pace deve essere duratura e accompagnata da garanzie solide».

Dall'Ue la voce grossa in risposta alle intemerate del tycoon giungono dal dimissionario governo di Berlino («Assurdo definire Zelensky un dittatore», «False e pericolose le affermazioni di Trump»). A Parigi Macron ribadiva la necessità di un riarmo collettivo, aprendo invece al presidente americano: «Posizioni disparate e spesso poco comprensibili del presidente Trump», di cui però «cerchiamo la coerenza nel tempo». Insomma, brancola nel buio. Ma continua il fai-da-te rischiando di trascinare nell'inconcludenza (e magari al fronte) altri membri Ue. Il Consiglio europeo, che rappresenterebbe il più elevato livello di collaborazione politica tra i 27 Paesi membri in materia di politica estera, si muove con i suoi tempi. Il presidente Antonio Costa intensifica i contatti con i leader avviando consultazioni bilaterali su «cosa sono disposti a fare i 27 in termini di aiuti all'Ucraina e le loro posizioni sulle garanzie di sicurezza» da offrire al «pourparler». La premier danese Frederiksen porterà la spesa per la difesa al 3%: «Per evitare la guerra, comprare qui e ora per una deterrenza più forte», ha detto ieri al suo Paese. Ma l'invio di truppe, senza gli Usa, resta fuori dall'ordine del giorno. Unisce solo Parigi e Londra. Per l'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Kallas, non bisogna cadere nella «trappola di Putin», che punta a dividere. Uno iato è noto: a Parigi non c'è il premier ungherese Orbán, contrario all'iniziativa macroniana sin da principio. Macron come primus inter pares è la fotografia di una disintegrazione europea accelerata anche dalla crisi tedesca oltreché dalla retorica trumpiana («l'Europa ha fallito, non è riuscita ad ottenere la pace»).

Con l'Ue impegnata a mantenere la pressione sul Cremlino con l'ennesimo giro di vite anti elusione delle sanzioni, come scrive Ursula Von der Leyen. Ieri il sì dei 27 ambasciatori al sedicesimo «treno» punitivo. Adozione formale, lunedì: al vertice a cui parteciperà anche il ministro Tajani.

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