La reazione dei 27 Paesi dell'Ue all'atto di pirateria aerea di Stato che ha portato all'arresto del giornalista dissidente bielorusso Roman Protasevich è arrivata chiara, nelle parole come nei fatti, dal Consiglio Europeo. Nel mirino delle autorità Ue sono finiti non solo il dittatore di Minsk Aleksandr Lukashenko e i gerarchi del suo regime, ma anche i loro protettori di Mosca. Il presidente francese Emmanuel Macron, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Mario Draghi si sono trovati d'accordo nel sottolineare la gravità senza precedenti di quanto è accaduto due giorni fa nei cieli della Bielorussia e nel fornire sostegno concreto ai Paesi partner orientali (la Polonia e le tre Repubbliche baltiche soprattutto, con la Lettonia che ha già interrotto le relazioni diplomatiche con Minsk) che chiedono un atteggiamento unanime e duro con Lukashenko ma anche con Vladimir Putin che ne rende possibili le inaccettabili azioni.
L'Ue ha dunque stabilito con effetto immediato per l'aviazione civile lo stop al sorvolo dello spazio aereo bielorusso, definito non più sicuro, e al tempo stesso non consentirà più alla compagnia di bandiera di Minsk Belavia di compiere i suoi venti voli quotidiani da e per destinazioni europee. Ha anche confermato il blocco dei tre miliardi di investimenti europei in Bielorussia in attesa di tempi migliori. Inoltre, poiché l'intenzione è di colpire i responsabili politici e non la popolazione bielorussa, i leader dell'Ue si sono riservati di annunciare nei prossimi giorni ulteriori sanzioni mirate che colpiscano gli interessi personali del dittatore e dei suoi accoliti.
Chi si aspettava cautela da parte dell'Europa è andato deluso. La Merkel, che pure ha con Mosca relazioni economiche molto importanti, ha usato un linguaggio sprezzante nei confronti delle giustificazioni accampate da Minsk, e il suo ministro degli Esteri Heiko Maas ha detto che «Lukashenko dovrà pagarla cara»; la leader Svetlana Tikhanovskaya, che si è rifugiata in Lituania, ha proposto di invitare l'opposizione bielorussa in esilio al vertice G7 del mese prossimo in Inghilterra, con Macron che la sostiene, e Draghi ha ribadito il concetto di inaccettabile pirateria aerea, invitando gli europei a ricordarsi della propria forza quando decidono di usare lo strumento giusto delle sanzioni. A Bruxelles si è parlato anche di Russia, individuata come protettrice del regime di Minsk. Ai vertici dell'Ue, come ha osservato Macron, c'è consapevolezza del ruolo ostile del Cremlino, che si è ormai giunti ai limiti delle possibilità di applicare sanzioni contro Mosca e che con Putin sta arrivando «il momento della verità», d'intesa con gli Stati Uniti. Momento che si potrà presentare il prossimo 16 giugno al primo vertice tra Joe Biden e il leader russo.
È un fatto che l'imminenza di questo incontro sconsiglia a Putin di «coprire» ogni infamia commessa da Lukashenko. Così ieri il suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov si è limitato a parlare di «rammarico» per le decisioni Ue contro l'alleato bielorusso. Il quale fa poco per facilitargli il compito: ieri sono state inflitte condanne dai 4 ai 7 anni di carcere a sette organizzatori di dimostrazioni antigovernative, e due mesi alla compagna di Protasevich, la russa Sofia Sapega.
La madre del reporter ha denunciato le violenze inflitte al figlio per obbligarlo alla «confessione» che presto gli costerà una più dura condanna, e il presidente dell'Europarlamento David Sassoli ha chiesto che negli aeroporti europei venga esposta la sua fotografia per solidarietà.
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