L'Europa a trazione tedesca colpevole della tragedia greca

Comunque vada il negoziato, domani sarà un disastro. Perderanno tutti: Atene, la Ue e l'euro. E soprattutto la democrazia

L'Europa a trazione tedesca colpevole della tragedia greca

Comunque andrà lunedì, sarà un disastro. Perderà la Grecia; perderà l'Europa; perderà la credibilità dell'euro. E perderà, soprattutto, la democrazia. La questione greca si sta rivelando sempre più un gioco a somma negativa, in cui tutti perdono e nessuno vince. Verrà a galla il vizietto dell'Europa a trazione tedesca: l'incapacità di soluzioni cooperativistiche, ma solo egemoniche. Per cui quando il giocatore Germania trova di fronte a sé un altro player ancor più spudorato e senza scrupoli, il gioco implode. Saltano le regole, salta la scacchiera. Resta solo l'amara impressione che sia in atto un braccio di ferro disastroso, che fa male a tutti. E che dimostra che l'attuale Europa non ha intelligenza politica e democratica, ma vive di violenza tecnocratica, di dominio della Germania, con vassalli ipocriti come la Francia, e servi sciocchi come l'Italia di Monti, Letta e Renzi. Una Germania forte con i deboli, che poi, però, a volte si vendicano; e debole con i forti, come con Obama. Bel risultato dell'Europa deviata dei burocrati e di Angela Merkel. Con il triste finale di partita che il vecchio Continente non esiste più politicamente, ma è destinato a diventare una mera espressione geografica.

Per gli «adulti» ( copyright Christine Lagarde, come insulto nei confronti dei greci) il calendario è già scritto. Domani: Consiglio europeo per discutere del caso Grecia; dopodomani: senza un accordo, e quindi senza aiuti, la Grecia non paga il miliardo e mezzo dovuto al Fmi; 1° luglio: corsa agli sportelli delle banche greche, che il governo solo chiudendo le banche, come già accaduto a Cipro due anni fa. 2 luglio: proteste di piazza contro il governo Tsipras fino a determinarne la caduta; 3 luglio: costituzione di un governo tecnico di unità nazionale; 4 luglio: ripresa dei negoziati a Bruxelles, con nuovi interlocutori greci, che accettano le condizioni imposte dall'Europa.

Un film già visto, purtroppo, con l'Italia nel 2011, quando al G20 di Cannes del 3 e 4 novembre si cercò di commissariare il nostro Paese, offrendo 80 miliardi di dollari di aiuti, in cambio di riforme sangue, sudore e lacrime imposte dalla Troika. L'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che, a differenza dei suoi interlocutori, credeva, come ancora crede, nella democrazia e nella sovranità nazionale dei singoli Stati rifiutò. Tornò in Italia, ma pochi giorni dopo il suo governo fu sostituito da un esecutivo tecnico, guidato da Mario Monti, che giurò il 16 novembre. Il tutto con la regia del peggior presidente della Repubblica che abbiamo mai avuto: Giorgio Napolitano. A onor del vero, anche il piano di quell'autunno 2011 era stato progettato in anticipo, già dall'estate, e fu illustrato all'allora segretario al Tesoro degli Usa, Timothy Geithner, da due non meglio identificati officials , due ministri di governi dell'Eurozona. Geithner riferì a Obama, che replicò: «I think Silvio is right».

La storia si ripete. E vengono i brividi solo a pensarci. L'Italia nel 2011 ci è cascata per tradimenti interni alla maggioranza di governo e alle istituzioni. Per lunedì a Bruxelles tifiamo amaramente Grecia. Non perché non abbia colpe, ma perché non ci piace questa Europa, non è quella che abbiamo sognato. Tanto più che, facendo cadere governi legittimi e sostituendoli con esecutivi tecnici non si risolvono neanche i problemi economici dei Paesi in difficoltà. L'esperienza italiana lo dimostra: a novembre 2011 la disoccupazione era al 9,2%, mentre ad aprile 2015 (ultimo dato disponibile), ha registrato il 12,4%; il rapporto debito/Pil è passato dal 116,4% a novembre 2011 al 133,1% di oggi; nel 2011 l'Italia cresceva ancora dello 0,6%, mentre il 2014 ha chiuso a -0,4%. Un fallimento su tutti i piani: etico, democratico, economico e di governance. Ed è proprio quest'ultima, la governance europea, che esce sgretolata dalla vicenda greca. Per l'Europa, la trattativa in corso su Atene è un gioco lose-lose , per usare la terminologia cara al ministro Varoufakis. Comunque vada lunedì le istituzioni europee usciranno a pezzi dal vertice. Se l'accordo con la Grecia si fa, l'Europa perde perché salva un Paese restio al rispetto delle regole e pieno di responsabilità. D'altro canto, se l'accordo non si fa, e si realizza lo scenario descritto all'inizio, con il cambio di governo in Grecia, l'Europa perde perché si conferma il vizietto di far fuori i governi che non si allineano al mainstream dei Paesi forti.

Dopo l'esperienza italiana del 2011, sarebbe un altro segnale inaccettabile. Non possiamo andare avanti con un'Europa dove gli esecutivi che non sono d'accordo con la Germania vengono fatti saltare. Rispetto all'Italia del 2011, la Grecia oggi qualche responsabilità della situazione in cui versa ce l'ha, mentre il nostro Paese ebbe solo la colpa di trovarsi al centro di una tempesta finanziaria derivante da tensioni sui mercati causate dal Bund tedesco. Ma dal punto di vista delle istituzioni europee e internazionali, Berlusconi, ingombrante garante della sovranità nazionale italiana, doveva cadere. Non a caso, i presidenti del Consiglio che sono venuti dopo, Monti, Letta e lo stesso Renzi, alla sovranità nazionale e alla democrazia italiana hanno abdicato.

L'Europa a trazione tedesca si alimenta dello scippo di sovranità e della delegittimazione dei leader eletti. Il ministro delle Finanze greco l'ha capito bene e l'ha detto fin dall'inizio: «Ci sono alcuni dei negoziatori che vogliono tornare dai propri elettori e dire: “Abbiamo umiliato il governo greco”. Sono personaggi che vogliono il nostro fallimento, e che il nostro esecutivo venga sostituito». Ci ha visto lungo, Varoufakis, il 4 giugno sul New York Times . L'obiettivo dell'Europa, per affermare la propria leadership e quella della Germania, è che la Grecia si penta e chini la testa. Ma i due «bambini» (sempre copyright Lagarde), Tsipras e Varoufakis, hanno chiaro lo scopo dei loro interlocutori e hanno definito la strategia in base a questo: se la Grecia mantiene la coesione nazionale, smaschera il vizietto antidemocratico dell'Europa a trazione tedesca. Dunque tifiamo Tsipras.

Un'Europa affetta dal vizietto antidemocratico è debole, fragile e subalterna. E questo si sta vedendo nella crisi ucraina e nelle sanzioni alla Federazione russa. Da cui l'Europa ci rimette e basta, perdendo l'alleato russo sul quadrante medio-orientale, tanto nella lotta al terrorismo quanto nel fronteggiare l'immigrazione clandestina.

L'Ue tedesca torna a essere schiacciata, e impotente, fra due imperi. A questo risultato ha portato far fuori Berlusconi nel 2011, e tentare di far fuori Tsipras oggi. Grazie Merkel, Juncker, Hollande, Lagarde. Grazie Napolitano, Monti, Letta, Renzi.

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