L'euroretorica

C'è un europeismo trasformato in ideologia, condito con tanta retorica ma privo di comportamenti coerenti.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz

C'è un europeismo trasformato in ideologia, condito con tanta retorica ma privo di comportamenti coerenti. E c'è un europeismo più pragmatico, nato dalla consapevolezza che nei nuovi equilibri mondiali se vuoi affrontare le nuove emergenze, a cominciare da quella dell'energia, se vuoi contare davvero, devi agire a livello europeo. Il primo è un europeismo vuoto, da convegno. Il secondo userà meno slogan, un lessico meno enfatico, ma è sicuramente più fattivo e magari anche più convinto perché nasce dall'esperienza del quotidiano.

Al primo appartiene sicuramente il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il quale nel giorno in cui la Germania dice no al tetto sul prezzo del gas e dà una risposta autonoma al problema, varando un fondo di 200 miliardi di euro a livello nazionale che mortifica l'iniziativa di 14 Paesi membri dell'Unione, ha pure il coraggio di fare l'esame agli italiani e al prossimo governo del Belpaese in un'intervista a Neue Osnabrücker Zeitung, dicendo, bontà sua, che sono chiaramente europeisti. Al secondo appartiene la Meloni, che non si è mai sprecata in parole dolci, ma che mentre si appresta a varcare il portone di Palazzo Chigi osserva convinta che l'emergenza gas può essere risolta solo a livello Ue.

Scholz conferma di non avere nemmeno un decimo del tasso di europeismo della Merkel. La Meloni dimostra di avere imparato molto dall'esperienza della pandemia e della guerra, dato non scontato perché il rapporto con la Ue è sempre stato il suo vero banco di prova: solo i distratti, infatti, potevano nutrire qualche dubbio sull'atlantismo della prossima premier o sulla sua volontà di mantenere gli impegni presi con la Nato per quanto riguarda il conflitto in Ucraina. Sull'Europa, su questa Europa che manca tutti gli appuntamenti, invece, l'atteggiamento della Meloni, con la sua filosofia sovranista, era da verificare. E le posizioni assunte sull'emergenza gas sono sicuramente più europeiste di quelle del cancelliere tedesco.

Ecco, magari qualche giudizio sul socialdemocratico Scholz dovrebbe esprimerlo la sinistra italiana, che nella campagna elettorale ha fatto l'esame del sangue quotidiano al centrodestra sui rapporti con Bruxelles. Se ci sono comportamenti che uccidono l'idea stessa d'Europa sono quelli ispirati all'egoismo, al calcolo nazionale, come quelli tenuti in questi frangenti dalla Germania e dall'Olanda: atteggiamenti che, a ben vedere, almeno negli effetti, non sono tanto lontani da quelli tenuti da Orbán sulle sanzioni alla Russia, visto che paralizzano l'iniziativa dell'Unione. Del resto il tetto al prezzo del gas, che può essere considerato una nuova sanzione a Putin, è osteggiato oltre che da Berlino e da Amsterdam anche dal governo di Budapest.

Questo per dire che solo una sottile linea rossa divide l'europeismo di facciata dal sovranismo in salsa ungherese.

Anzi, l'europeismo trasformato in un surrogato degli egoismi nazionali, con i suoi continui fallimenti, è più deleterio per la causa europea dei sabotaggi di Orbán. Almeno lui non si nasconde dietro i fumi della retorica.

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