"L'ex toga di Md che mi attacca spia di un sistema da cambiare"

Il leader di Iv replica a Rossi che lo definisce incompatibile con la democrazia: "Così influenza anche i suoi ex colleghi"

"L'ex toga di Md che mi attacca spia di un sistema da cambiare"

Matteo Renzi, il suo libro «Il mostro» racconta un «processo politico alla politica» contro di lei, ancora aperto nonostante le smentite della Cassazione. Come se lo spiega?

«Non me lo spiego. Il libro tocca solo marginalmente Open visto che quello che dobbiamo dire piaccia o non piaccia dobbiamo dirlo in tribunale. Non è mai accaduto che un'indagine arrivi all'udienza preliminare con già cinque sentenze di annullamento della Cassazione. Mai vista una cosa così folle. Ma andiamo avanti, a testa alta. Nel libro però parlo anche di altro: depistaggi, finti scandali, dossier. Chi lo leggerà alla fine dovrà cambiare idea sulla cronaca italiana degli ultimi dieci anni. Perché lì ci sono documenti, fatti, atti, non le mie idee».

Nello Rossi di Magistratura democratica, che tempo fa aveva invocato un «cordone sanitario» contro di lei, dice al Giornale che i suoi comportamenti sono «incompatibili con la democrazia». Come risponde?

«Le frasi di questo ex giudice dicono molto di quello che non funziona nel sistema giudiziario. Dalla rivista di corrente che dirige, attacca per motivi etici e politici un parlamentare, parlando di cordone sanitario. Se io fossi un giovane magistrato che vuol fare carriera e mi trovassi un procedimento su quel senatore, leggendo che cosa pensa il leader di Md, davvero sarei libero di decidere? Bisogna liberare le carriere dei magistrati dall'invadenza delle correnti. E affermare il merito: le sembra possibile che chi ha inquisito Enzo Tortora sia arrivato fino al Csm? Solo in magistratura chi sbaglia non paga mai».

Intanto lo sciopero proclamato da Anm contro riforma Cartabia è stato un flop clamoroso. La magistratura militante è in crisi?

«Sì. E lo vediamo dal grado di fiducia verso i magistrati, mai così basso. Oggi ricordiamo i trent'anni del martirio di Falcone e Borsellino. Ma Falcone fu attaccato dal Csm di allora. La memoria di Borsellino fu oltraggiata da processi farsa e depistaggi cui alcuni pm si sono prestati. Abbiamo bisogno di bravi giudici per avere una buona giustizia: correnti e deresponsabilizzazione stanno distruggendo il sistema».

Tra un mese si vota per i referendum giustizia, che lei ha firmato. Il Pd oggi si schiera in sostanza per il no. Garantismo e sinistra sono ancora concetti lontani?

«Io voterò sì. Purtroppo aver tolto i quesiti principali ha prodotto un oggettivo aumento del disinteresse sui referendum. Ma la vicenda giustizia sarà insieme alle riforme costituzionali il cuore della prossima legislatura. Sogno un accordo bipartisan che cancelli il corporativismo dei magistrati e delle correnti nel nome del merito. E sogno l'elezione diretta del premier sul modello del sindaco d'Italia. Sogni a occhi aperti, oggi. Ma saranno i progetti concreti della prossima legislatura».

Nel libro attacca il vicepresidente del Csm (un tempo renziano doc) Ermini. Ma le critiche a lui sulla gestione dell'organismo non rischiano di ripercuotersi sul presidente del Csm e della Repubblica, ossia Mattarella?

«È un rischio che deriva dal comportamento scriteriato del suo vice, che prima riceve i verbali di Davigo, poi dice a Davigo che ne parlerà al Colle, poi sostiene di averli distrutti. Se i verbali erano irricevibili, Ermini non doveva toccarli. Se li ha presi, non poteva distruggerli. Non importa essere laureati in giurisprudenza, basta aver visto una serie TV americana per capire che non si distrugge la prova di un (presunto) reato. Detto questo suggerisco di lasciare fuori il presidente Mattarella. Naturalmente se Ermini davvero procederà con la querela sarà mia cura informare con dovizia di particolari tutti i membri del Csm sull'attività quantomeno sconsiderata dell'avvocato Ermini. Del resto oggi si erge a paladino della moralizzazione ma fu eletto grazie al metodo Palamara. E questo è il segreto di Pulcinella. Comunque torniamo alle cose serie: de minimis non curat praetor, dicevano i latini. E Ermini, che è stato a lungo vicepretore onorario, sa bene che cosa significa».

Su molti temi chiave, a cominciare dalla guerra e alla collocazione internazionale dell'Italia, riemerge l'asse Conte-Salvini. Esiste nella politica italiana un largo fronte putiniano, dentro la maggioranza? Chi ne fa parte e perché?

«Nel libro scrivo che dall'asse Conte-Salvini non è mai venuto bene, dalla Russia al tentativo di eleggere Belloni. Io però sono più preoccupato del quadro internazionale che di quello interno, anche perché scommetto da tempo sul fatto che Conte non arriverà con tutto il Movimento cinque stelle al 2023, quindi i grillini non mi preoccupano. Noi abbiamo bisogno di continuare nel sostegno dell'Ucraina, anche perseguendo con più determinazione la sfida del dialogo diplomatico. In questo senso il lessico e la postura di Macron è maggiormente condivisibile rispetto a quello dell'amministrazione americana: si sta ovviamente con gli ucraini ma rivendicando all'Europa anche un ruolo politico nella costruzione della pace».

Come valuta ruolo, azione e scelte del governo Draghi in questa crisi internazionale?

«Si sta muovendo bene. Tentare di creare fibrillazioni in Italia utilizzando il dramma ucraino dice molto di come sono messi i grillini: cercano polemiche per ottenere visibilità. Ma poi in realtà hanno una tale paura delle elezioni che il loro è tutto un gioco ipocrita finalizzato al consenso e ai sondaggi. Del resto Conte è stato il premier che ha aumentato la spesa militare più di ogni altro».

Alle prossime amministrative lei è alleato con il centrodestra in diverse realtà. Perché? E alle politiche del 2023 dove starà?

«A Genova stiamo con Marco Bucci, perché è una persona seria, una candidatura civica, il sindaco che ha ricostruito il ponte, l'uomo che vuole far uscire il capoluogo ligure dall'isolamento infrastrutturale cui invece la condannerebbero gli alleati Pd-M5s. Si pensi solo all'ennesimo voltafaccia sulla Gronda.

Avrei voluto fare qualcosa insieme anche a Palermo ma per dinamiche interne al centrodestra è saltato tutto e noi non possiamo stare con chi sta governando male la Regione. Quanto al 2023 è talmente lontano che ancora può succedere tutto e il contrario di tutto. Di coalizioni ragioneremo da settembre».

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