La lezione di Draghi al partito delle tasse

Il Paese è in ginocchio e Letta cosa fa? Pensa ad alzare le tasse. Ma il premier lo gela dandogli una basilare lezione di economia: in un momento difficile non bisogna prendere soldi ma darli

La lezione di Draghi al partito delle tasse

Il partito delle tasse è sempre in agguato. Anche quando non ce lo si aspetta. E così capita che, mentre il governo sta lavorando su un decreto fondamentale per rilanciare il Paese in un momento di profonda crisi economica, il capo di uno dei maggiori azionisti di quello stesso esecutivo se ne esca con una proposta non solo strampalata, ma che addirittura va nella direzione opposta alla mission che il premier ha dato per provare a uscire dal pantano. Lo fa, tra l'altro, non in una sede ufficiale, sottoponendola prima a chi di dovere per testarne la fattibilità, ma in un'intervista fiume rilasciata a Sette, il settimanale del Corriere della Sera. Manco fosse una boutade di poco conto. L'ideona di Enrico Letta, che negli ultimi mesi ne ha già sparate grosse in tema di immigrazione, è la seguente: rimettere la tassa di successione (sapientemente abolita vent'anni fa da Forza Italia) per finanziare una non meglio precisata dote ai 18enni. Un'uscita che non ha trovato nemmeno lo spazio per scatenare le giuste polemiche che merita perché, a strettissimo giro, Mario Draghi l'ha cestinata dando al mittente una basilare lezione di economia. "Non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli".

Non è la prima volta che il Partito democratico se ne esce con assurdità del genere. Il vizio di voler mettere le mani nelle tasche degli italiani non lo perdono mai. Se non è la patrimoniale (oggi, tra l'altro, tirata in ballo da altri ultrà delle tasse, il partito di Roberto Speranza), c'è sempre un balzello, o una nuova imposta, a far gola ai democratici che, con la scusa di far piangere i ricchi, finiscono per mettere in ginocchio tutti quanti. La storia delle nostra democrazia è costellata di incursioni improvvide che sono costate care (a volte carissime) ai contribuenti italiani. Così non ci stupisce poi tanto se, in un momento tanto delicato, Letta ha tirato fuori dal cilindro l'ennesima genialata per spremere i miseri risparmi dei cittadini già fiaccati da un anno e mezzo di pandemia. "Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa - ha così sintetizzato su Twitter - per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro) ma chiedendo all'1% più ricco del paese di Pagarla con la tassa di successione". Non spende altre parole per addentrarsi meglio nella proposta. Anche nell'intervista a Sette il nuovo balzello viene gettato in un inciso. Il giornalista non approfondisce e il leader piddì non va oltre l'annuncio volante. Ma è tutto calcolato. Altrimenti, oggi pomeriggio, non avrebbe rilanciato su Twitter l'intervista puntando proprio su quel passaggio.

Nei faccia a faccia con Draghi non si era mai parlato di tassa di successione. E dai democratici la proposta non era mai stata avanzata nemmeno all'interno della maggioranza. Così, non appena è stata ribattuta dalle agenzie, l'idea ha immediatamente avuto un effetto deflagrante. Il premier, però, ha subito disinnescato il blitz mettendo in chiaro che il tema non è all'ordine del giorno. "Non ne abbiamo mai parlato, non l'abbiamo mai guardata", ha detto chiaramente nel corso della conferenza stampa sul decreto Sostegni bis. Poi si è preso la libertà di impartire al lezione delle tasse una breve, ma fondamentale lezione di economia. "Non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli", ha spiegato facendo, quindi, notare al leader dem che "l'economia è ancora in recessione". Un'ovvietà per tutti (forse non per Letta) che ha trovato qualche consenso anche all'interno del Pd, con Andrea Marcucci che ha detto di condividere "totalmente" la risposta del presidente del Consiglio. Purtroppo, però, la maggior parte si sono subito allineati al segretario. "Tassare i più ricchi - ha per esempio twittato Peppe Provenzano - non è chiedere ma è restituire".

È impossibile sapere se, ripensando alle parole di Draghi, Letta e compagni (anche i pasdaran di Articolo 1) capiranno prima o poi che le tasse, soprattutto in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo, non fanno affatto bene

al sistema Paese. Purtroppo è più facile credere il contrario: non appena potrà, il partito delle tasse riproverà a infilare assurdi balzelli per spremere i risparmi dei contribuenti e darli in pasto al baraccone statale.

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