A tre anni dall'inizio della pandemia, l'origine del Covid rimane un mistero ancora da chiarire: se sia stato originato da una fuga di laboratorio, o dal passaggio da animale a uomo. Le agenzie di intelligence statunitensi non sono giunte a una conclusione unanime. Ha fatto scalpore il rapporto, reso noto nei giorni scorsi, con il quale il dipartimento dell'Energia affermava con un «basso» livello di «certezza» che il virus era uscito dal laboratorio di Wuhan. La Casa Bianca, già reduce dallo scontro diplomatico con Pechino per la vicenda del pallone spia e impegnata nello scongiurare eventuali aiuti militari cinesi alla Russia, ha successivamente chiarito che «all'interno del governo non c'è un consenso unanime» su questa ipotesi. Ma ecco che martedì, in un'intervista a Fox, il direttore dell'Fbi Christopher Wray non si è fatto scrupolo nel dire che il Covid-19 è stato «molto probabilmente un potenziale incidente di laboratorio».
All'inizio del suo mandato, Joe Biden aveva promesso che la sua amministrazione avrebbe fatto chiarezza sul mistero, certo non chiarito dall'iniziale e controverso rapporto dell'Oms, fortemente condizionato dalla scarsa collaborazione delle autorità cinesi e dall'influenza che i rappresentanti di Pechino avevano all'interno dell'organismo. Nel 2021 un rapporto dell'Ufficio del Direttore della National Intelligence riferiva che un «elemento» della vasta comunità dello spionaggio e del controspionaggio Usa aveva una «moderata certezza» sull'ipotesi dell'incidente, senza però chiarire quale agenzia fosse giunta a questa conclusione. Molti media, all'epoca, scrissero che si trattava proprio dell'Fbi. Il Wall Street Journal di domenica, nel riferire del rapporto del dipartimento dell'Energia, riportava che sul fronte opposto si attestava la Cia, che assieme a un'altra agenzia preferiva non sbilanciarsi nell'accusare il laboratorio di Wuhan. Questo, mentre il National Intelligence Council e altre quattro agenzie propenderebbero invece per l'ipotesi del contagio naturale, attraverso un animale infetto. In questo contesto di incertezza si è inserita la politica. Alla Camera dei rappresentanti i Repubblicani hanno costituito una Commissione sulla risposta Usa alla pandemia, che indagherà anche sulle origini del virus. È da quando Donald Trump definì senza remore il Covid il «virus cinese», che l'ala più bellicosa del Gop punta il dito contro Pechino, accusata di avere quantomeno sottovalutato la portata dell'emergenza, nelle sue fasi iniziali. Le pressioni sull'amministrazione Biden affinché si giunga a una risposta certa si intensificano, mentre al Congresso cresce il consenso bipartisan per un confronto ancora più «muscolare» e a tutto campo con la Cina, che nel frattempo chiede agli Stati Uniti, accusandoli, di smettere di politicizzare la questione.
Un segnale al presidente l'ha lanciato il deputato dem della California Brad Sherman, membro della commissione Esteri della Camera: «Il dipartimento di Stato non ha fatto quasi nulla per dire al mondo quali siano le responsabilità della Cina. Forse non per il virus, ma certamente per l'azione di occultamento e per il rifiuto di collaborare dopo lo scoppio della pandemia».
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